Roma, 16 luglio 2024 – "Il fallito attentato non verrà dimenticato e avrà un impatto sulle elezioni, a favore di Trump, ma non va sovrastimato: probabilmente da solo non sarà decisivo. Quanto al Trump 2.0 del quale si vagheggia io la vedo molto difficile una svolta moderata di Trump. Vedremo che discorso farà alla convention repubblicana. Ma poi, i discorsi sono una cosa e le azioni sono altra cosa. I discorsi moderati magari servono per conquistare qualche voto al centro, ma per diventare davvero moderato Trump dovrebbe sconfessare la sua intera storia, tutto l’estremismo che lui ha copiosamente contribuito a produrre. Lui è nato sulla discordia, il disprezzo per i principi costituzionali e le regole, delegittimando sistematicamente i suoi avversari. Dovrebbe essere folgorato sulla via di Damasco. La vedo molto difficile". Al solito parla molto chiaro il professor Vittorio Emanuele Parsi (Università Cattolica di Milano).
Che ripercussioni avrà a livello mondiale il fallito attentato?
"Ripercussioni in primis in America, e solo indirettamente nel resto del mondo dato che contribuirà alla scelta del prossimo presidente degli Stati Uniti. Avrà sicuramente un effetto sulla corsa per la Casa Bianca. Aiuterà Trump perché gli consente di presentarsi come vittima, non di chi gli ha sparato, ma di un clima d’odio. Il che è paradossale perché in tutta la sua parabola politica è stato proprio lui l’artefice di un clima d’odio che come un boomerang l’ha poi colpito in mezzo agli occhi, anzi, di striscio a un orecchio. Ma la retorica di Trump saprà cogliere l’occasione per sfruttarla a suo vantaggio".
E questo gli basterà per imporsi su Biden?
"In questo momento ha più probabilità di vincere che di perdere. Ma da qua a novembre la strada è lunga. Per Biden la partita non è persa, basterebbe che i democratici la smettessero di parlare di cambiare candidato, facendosi male da soli, e difendessero Biden".
Che a suo avviso è in grado di essere presidente per altri quattro anni?
"Biden è solo una persona anziana. Ma non ha mai dimostrato di non avere la capacità di prendere decisioni durissime, anche recentemente al vertice Nato, come contrastare la Russia, e non ha mai dimostrato di non essere presente a se stesso. Poi, incespica, confonde qualche nome? Capita anche a me, e allora? Il presidente deve essere in grado di prendere decisioni cruciali in maniera ponderata, e Biden lo è. Invecchia, certo, ma non ha nessun sintomo di Alzheimer o demenza. Secondo me, è rieleggibile".
Che succede a livello internazionale se vince Trump?
"Quello che immaginiamo, che Putin stappa una buona bottiglia e non solo lui. Sarebbe la gioia di tutti gli antidemocratici, in America e fuori. Trump dice che il suo discorso a Milwaukee unirà il mondo, e questo mi preoccupa molto. Perché credo che non abbia alcuna intenzione di unirsi alla Cina, dato che troppe sono le questioni aperte con Pechino, ma penso piuttosto che punti a un appeasement con la Russia, cosa che già detto molte volte di voler fare, peraltro".
Ma si può pensare che, chiunque vinca a novembre, sia possa aprire una seria trattativa di pace per l’Ucraina?
"Se vince Biden è vero che Putin perde la speranza di avere un amico alla Casa Bianca, ma il punto è che il Cremlino non dà assolutamente segnali di voler discutere una pace giusta, garantendo sovranità e indipendenza a Kiev. Putin dice l’esatto opposto. E quindi mi pare che queste speranze non abbiano grande fondamento, anche se teoricamente dopo novembre si aprirebbe una finestra di opportunità. Se invece vince Trump, Putin conta che il suo amico sarà disponibile a voler chiudere rapidamente la questione. In questo caso naturalmente non parliamo di vera pace, piuttosto di servaggio, di sottomissione di Kiev. Ma a Trump importa poco. E chi vuole solo fare affari con i criminali come Putin, magari lo auspica".