Mercoledì 17 Luglio 2024
DAVIDE NITROSI
Cronaca

Migranti, l’accoglienza difficile. Ospitarli? Impresa impossibile. Pesano i tagli ai servizi

Si aprono hub per chi arriva, ma i bandi per gli appalti vanno deserti. Il decreto Cutro lo ha confermato: non sono più previsti i corsi di lingua. Saltano l’assistenza legale, il sostegno psicologico e la mediazione culturale

Un ospite di un Cas, i Centri di accoglienza straordinari

Un ospite di un Cas, i Centri di accoglienza straordinari

Bologna, 14 settembre 2023 – Friuli, inizio settembre: servono altri 100 posti per ospitare i migranti arrivati dalla rotta balcanica. La prefettura mette a bando un appalto. Nessuno si fa avanti. Parma, si apre un hub per migranti, ma il bando per gestire i minori stranieri va deserto. Non sono casi, è la regola. Pistoia, Firenze, Belluno, Reggio Emilia.... Fate l’elenco delle città italiane, lo stesso copione: le gare di appalto per assegnare i servizi di accoglienza sono una Caporetto nazionale. Da mesi, ormai. A Belluno, per dire, già in primavera il prefetto Mariano Savastano si era appellato "alla sensibilità" dei concittadini. La chiamata dei cuori però resta senza risposta. Perché il sistema di accoglienza italiano è andato in tilt non solo a monte – a Lampedusa o ai confini con la Slovenia – ma a valle, nei paesi e nelle città dove gli stranieri dovrebbero essere gestiti dopo aver lasciato gli hub dell’emergenza. E non è un problema di ricollocamenti europei. Nei Centri di accoglienza straordinaria (i cosiddetti Cas) sono ospitati 100mila migranti e altri 37mila circa sono inseriti nel circuito di accoglienza rivolto a chi ha già un riconoscimento legale, che sia rifugiato o abbia un permesso di soggiorno per motivi umanitari. “Non sono i numeri che determinano il caos, ma la mancata gestione". Filippo Miraglia, responsabile immigrazione di Arci e coordinatore del Tavolo nazionale asilo (che raccoglie associazioni laiche e cattoliche, dalla Caritas a Oxfam, da Amnesty alla Comunità di Sant’Egidio) è netto. "Il problema non sono i soldi, ma il fatto che la legge Cutro ha confermato il taglio di tutti i servizi dagli appalti, già tolti con le altre normative. Non sono più previste e finanziate l’assistenza legale, il sostegno psicologico, la mediazione culturale, i corsi di lingua, l’orientamento sul territorio". Le nuove normative hanno anche drasticamente calato i soldi erogati agli enti che si occupano di accoglienza e calcolati per ogni migrante, soldi destinati a pagare non solo vitto e alloggio ma i servizi collegati. Da 35 euro al giorno a testa, si è scesi a 27, in alcuni casi anche 21 euro. In passato le cifre hanno sollevato polemiche, ma oggi, dicono le associazioni di accoglienza, questi fondi non consentono di garantire un’assistenza degna. Giulia Capitani , Migration Policy Advisor di Oxfam Italia, lo scorso luglio lo ha spiegato in una sua analisi. "Questi bandi prevedono di fornire alle persone accolte solo il vitto, l’alloggio e la presenza di operatori con la funzione di guardiania. Non è finanziato nessun tipo di servizio aggiuntivo (o forse sarebbe meglio dire essenziale, visto che parliamo di persone). Le persone vengono “immagazzinate“ e lasciate aspettare un tempo indefinito, anche anni". L’accoglienza si è quindi arenata. Tra l’altro di fronte alla riduzione degli importi erogati per ogni migrante accolto, è aumentata la burocrazia: le rendicontazioni sono complicate e richiedono l’assunzione di persone in più. Costi ulteriori. “Il governo non ha intenzione di trovare soluzioni", protesta Miraglia. "E non si dia la colpa all’Europa. Mi dicono che a Porto Empedocle non riescono a identificare con le impronte digitali tutti i migranti spostati da Lampedusa. Così quando vengono ricollocati negli altri hub questi spariscono". Tra gennaio e giugno 2023 i numeri sulle richieste per diventare rifugiati politici, registrati dall’Agenzia europea per l’asilo, dimostrano che i primi tre Paesi per accoglienza sono Germania, Francia e Spagna. "I settemila di Lampedusa – dice Miraglia – con un sistema di trasporti ordinario, ma programmato e non improvvisato, potrebbero essere gestiti tranquillamente". La percezione dell’emergenza si sposta così al Nord. Il Veneto è un caso limite. Qui sono stati i sindaci leghisti a chiedere lo stop degli arrivi al Viminale. Il problema del Veneto è che, in assenza di cooperative in grado di accogliere con le regole e le tariffe assegnate, non si sa più dove mettere i migranti. "In agosto solo a Padova sono arrivati circa 1.500 profughi. Li hanno sistemati nelle palestre delle scuole, ma ora che gli studenti tornano in aula bisogna trovare altri posti". Loris Cervato, responsabile per il sociale di Legacoop Veneto, è sconsolato. "Il prefetto di Padova ha valutato persino se utilizzare l’aeroporto Allegri per ospitare i migranti. A Vicenza si pensa di metterli negli alloggi confiscati alla criminalità. Ma il problema non è solo il tetto". Nel Nord Est si sta mobilitando la Chiesa e il mondo dei volontari. Alcune coop stanno valutando se aderire ai bandi delle prefetture e poi cercare di ovviare ai servizi che non sono finanziati usando il volontariato. Certo, è sempre un tampone. "Alla fine molti cooperatori rinunciano: “Il mestiere di guardiani lo lasciamo ad altri“, dicono", sospira Cervato. Una tempesta perfetta. I migranti continuano ad arrivare, lo Stato non riesce a gestirli, l’emergenza si avvita. "Il 4 agosto abbiamo incontrato la rappresentante del governo al tavolo di coordinamento nazionale – racconta Miraglia – e ci ha ribadito che la legge 50 ha cancellato i servizi e così non li possiamo erogare. A queste condizioni l’accoglienza fatela da soli, abbiamo detto".