La libertà di espressione è importante, ma la sicurezza nazionale lo è di più. Deve avere pensato questo la Corte Suprema statunitense quando ieri ha confermato la legge approvata dal Congresso, secondo la quale obbliga la cinese ByteDance di vendere TikTok entro il 19 gennaio o far fronte al divieto di utilizzo negli Stati Uniti. La decisione entrerà in vigore 24 ore prima dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. L’amministrazione Biden, visto l’approssimarsi della data, ha fatto sapere che non implementerà il provvedimento. Un po’ per rispetto del calendario istituzionale, un po’ per lasciare almeno una patata bollente sulla scrivania di The Donald. Il presidente eletto, però, di iniziare il mandato con una grana non ne vuole sapere e così ieri ha chiamato il presidente cinese Xi Jinping.
"Si tratta di una sentenza importante – spiega il professor Francesco Sisci, sinologo e direttore dell’Appia Institute –. Il dibattito è stato serio e ha riguardato il primo emendamento della Costituzione americana, quello sulla libertà di pensiero. Non era assolutamente ovvio che passasse e se è successo è perché c’è una preoccupazione sulla sicurezza nazionale che prevale sulla libertà di espressione".
Se l’Unione europea sta cercando di normare le piattaforme con il Digital Service Act, con il quale si puniscono i social che non rispettano determinate regole, nella terra dove gli uomini sono nati liberi si recide direttamente alla radice. A meno che la piattaforma non cambi proprietario. Fra i nomi circolati negli ultimi tempi c’è niente meno che quello di Elon Musk, il proprietario di X, che a casa sua predica la sostituzione degli utenti ai media e la libertà totale, ma che potrebbe avere un atteggiamento totalmente diverso nei confronti di TikTok, che l’Economist ha definito pericoloso tanto quanto l’oppio.
Il presidente, per il momento ha preso tempo e sul suo social Truth ha scritto: "La mia decisione su TikTok verrà presa in un futuro non lontano, devo avere il tempo di rivedere tutta la situazione. In ogni caso, tutti devono rispettare le decisioni della Corte Suprema". Una delle strade possibili per far continuare a operare TikTok è quello di un ordine esecutivo da parte di Trump che le consenta di restare attiva mentre si cercano nuovi acquirenti. Questo permetterebbe all’inquilino della Casa Bianca di prendere tempo e non dover iniziare il suo quadriennio con una crisi diplomatica con Pechino.
Secondo il professor Sisci, "difficilmente The Donald andrà contro le decisioni della magistratura". Il presidente deve molto a questa corte suprema che due giorni fa sostanzialmente lo ha salvato dalle responsabilità del 6 gennaio 2021, quando una folla inferocita assaltò Capitol Hill. In ogni caso il precedente di fondo è importante. Come la Corte Suprema ha bandito TikTok, domani potrebbe prendere la stessa decisione nei confronti di un’altra piattaforma, nel caso questa sia pericolosa per la sicurezza nazionale.
Nonostante questo, ieri l’ormai prossimo inquilino della Casa Bianca ha chiamato l’omologo cinese Xi Jinping. Un gesto che, secondo Sisci ha un significato ben preciso. "Dobbiamo stare attenti ai messaggi che arrivano dall’America – ha sottolineato –. Trump ha invitato Xi all’inaugurazione. Non parteciperà, ma invierà una delegazione di gran peso. Significa che le due potenze vogliono tenere i canali aperti. Ovviamente, l’America non è pronta a cedere. Se si guardano le nomine, si nota subito che nell’amministrazione Trump sono tutti anti-cinesi dichiarati. Ma la durezza della politica è proporzionale alla ricerca del dialogo".