di Nicola Palma
Due donne che parlano per un’ora in centro a Milano, davanti a uno degli alberghi più noti del Quadrilatero della Moda. Sono le 17.30 di sabato scorso, Giulia Tramontano e Chiara (nome di fantasia) si vedono per la prima volta dopo essersi sentite al telefono in mattinata. Hanno scoperto di avere una cosa in comune: Alessandro Impagnatiello, che ha raccontato a entrambe una serie infinita di menzogne e che quel giorno ha evitato l’incontro chiarificatore a tre, uscendo prima dal lavoro e tornandosene a casa. L’agente immobiliare di 29 anni, incinta al settimo mese, e la cameriera italo-britannica dell’Armani hotel, nata nell’Est dell’Inghilterra 23 anni fa, si raccontano a vicenda le rispettive storie d’amore con il barman trentenne, sviluppando un’istintiva vicinanza che purtroppo non basterà a salvare la vita di Giulia. Per Chiara, quei racconti non sono un inedito: ha scoperto la relazione parallela già ad aprile, due mesi dopo aver abortito di comune accordo con lui "perché non mi sentivo pronta per avere un figlio". "Me ne sono accorta – racconterà ai carabinieri – in quanto ho visto delle foto sul suo telefono che lo ritraevano con Giulia in vacanza a Ibiza". Da quell’istantanea, la ventitreenne capisce subito una cosa: che pure l’altra donna è incinta. E il barman? Le giura che il figlio non è suo e per convincerla le mostra un finto test del Dna, con foglio Excel preparato apposta e logo di una clinica copiaincollato dal web. Sulle prime, la giovane ci crederà, ma altri file intercettati sull’iPad dell’uomo la convinceranno di essere finita in un vortice di falsità.
Il 24 maggio, al rientro da Lisbona, Chiara decide di affrontare il collega di lavoro e di metterlo alle strette, ottenendo solo risposte evasive. Così, tre giorni dopo, la ventitreenne decide di contattare Giulia per raccontarle la sua verità e metterla in guardia: da lei scopre che non ha problemi mentali, come Impagnatiello le aveva fatto credere, e che non ha mai pensato di suicidarsi. Il trentenne non è lì, è scappato per evitare un confronto a dir poco imbarazzante. Giulia è infuriata: ha appena scoperto che il padre del bambino che sta per mettere al mondo le ha mentito per mesi, cercando pure di screditarla con la sua amante. "Sono curiosa di sapere cosa ti inventerai ora...", gli scrive alle 18.26, poco prima di salutare Chiara. "Sto tornando, fatti trovare", lo incalza. Forse in quel momento è già salita su un treno del metrò giallo alla vicina fermata Montenapoleone: ad attenderla al capolinea di Comasina ci sono la suocera e il compagno di lei, che sono stati già informati della situazione da Giulia e che la riaccompagnano a Senago in macchina. Con ogni probabilità, sono le ultime persone a vederla viva, prima che Impagnatiello, attorno alle 20.30, la uccida con alcune coltellate alla gola.
Chiara non smette di cercare quella donna che ha appena conosciuto e che ai suoi occhi ha smesso di essere una pericolosa rivale. Le scrive diversi sms, ma le risposte che le arrivano suonano “strane”: "Non sono stata pienamente sincera con te... Parlatene voi due e basta... lasciatemi perdere, voglio solo tornarmene a casa mia... ho le mie faccende a cui dover badare". Il motivo? Giulia è già morta a quell’ora, è Impagnatiello a scrivere dallo smartphone della compagna tra le 20.31 e le 21.52. Chiara non si arrende e alle 23.39 lo videochiama: vuole rassicurazioni sulle condizioni della donna, lui le dice che è andata a dormire a casa di un’amica e le mostra la camera da letto e il soggiorno vuoti per dargliene prova. Poi è lui a presentarsi alle 2 sotto casa di lei, in zona Certosa, per dirle che Giulia "non è più un ostacolo". Chiara ha paura: lo liquida dal ballatoio e il giorno dopo contatta la sorella della ventinovenne per condividere con lei la preoccupazione. Un’ostinazione purtroppo vana.