Giovedì 19 Dicembre 2024
VIVIANA PONCHIA
Cronaca

Galiano: "Scelta della scuola: la vocazione vince sul talento. Ripensare si può"

Il prof-scrittore Galiano sull’orientamento scolastico: "È un modo per dire chi sei, non che lavoro farai".

Enrico Galiano, professore e scrittore. Il suo ultimo libro è «Una vita non basta», uscito nel 2024 per Garzanti

Enrico Galiano, professore e scrittore. Il suo ultimo libro è «Una vita non basta», uscito nel 2024 per Garzanti

Milano, 6 gennaio 2024 – Scegliere è sempre un’impresa. Da ragazzini insostenibile. Forse anche al ministero, con la proroga delle iscrizioni del prossimo anno scolastico, hanno capito che decidere a 13 anni cosa fare della propria vita non è facile. Enrico Galiano, insegnante e scrittore, sa che enorme responsabilità sia accompagnare i ragazzi delle medie al bivio.

"Fa sorridere che nell’età in cui devono ancora chiedere il permesso per andare in bagno siano chiamati a prendere una decisione così importante – dice Galiano –. Spero che al ministero ci sia stata davvero questa riflessione e non più banalmente un intoppo burocratico".

Dieci giorni in più per ponderare: bastano?

"Certo non arriva l’illuminazione. Ma credo che solo in Italia si dia tanto peso alla cosa. Ho in classe una studentessa americana a disagio perché negli Stati Uniti il problema non esiste. L’high school è uguale per tutti, con materie facoltative che stuzzicano la curiosità e basta. Sarà l’università a fare la differenza. Noi invece presumiamo che le superiori indirizzino al mondo del lavoro. Non è così".

I suoi ragazzi le chiedono consigli?

"Di continuo, perché sono nella nebbia. Vogliamo fare la scuola all’italiana, orientare a tutti i costi? Allora cominciamo in prima elementare. Orientamento non vuole dire che ti dico dove andare. Etimologicamente significa disporre qualcosa o qualcuno verso oriente, come i templi di fronte al sorgere del sole. È un modo per dirti chi sei, non che lavoro farai. La scuola serve a farti capire cosa vuoi dalla vita".

Va di moda insistere sul talento.

"Uso una metafora un po’ forte. Tutte le donne hanno il talento per diventare madri ma non tutte vogliono fare bambini. Preferisco la vocazione, il sussurro che ti chiama a sé. Tanti miei cuccioli hanno talento in qualcosa e genitori che insistono perché venga coltivato. Ma a loro non interessa, sono spinti in un’altra direzione".

Finché non si sceglie tutto resta possibile. Forse ha ragione chi si affida al caso perché comunque il futuro arriva un giorno alla volta.

"Abbiamo tutti un problema con il futuro. A 13 anni, oggi, di più. Il presente è incerto e il domani insondabile. Tanto vale osare. Una volta si diceva: facoltà umanistica uguale disoccupazione. Invece è proprio lì che si allena il muscolo del pensiero astratto indispensabile per stare a galla in un futuro misterioso. Già adesso il lavoro non si cerca ma si inventa, fra vent’anni lavorerà non chi manda curriculum prestigiosi ma chi mostrerà quel muscolo".

Quanto conta nel momento della scelta un grande maestro?

"Purtroppo in Italia è sempre questione di fortuna, in ospedale come a scuola. Facciamo gli scongiuri perché un figlio esca dalle medie sano, istruito e non traumatizzato. Il minimo visto che lasciamo in tasse metà del nostro reddito".

Rivendica il diritto al ripensamento?

"Per capire dove si vuole andare spesso è necessario sbagliare strada. Se un figlio di avvocati ha la vocazione per la falegnameria e viene mandato al classico contro la sua volontà fa bene a smettere".