di Antonella Coppari
Il Fatto ci rifà. Dopo l’ondata di critiche per la caricatura in stile Julius Streicher, l’editore nazista violentemente antisemita, un’altra vignetta fa litigare tutti. A marzo fu Elly Schlein ad essere trafitta dalla matita appuntita del giornale, stavolta è il ministro Francesco Lollobrigida. A Giorgia Meloni ritrovarsi la sorella Arianna in prima pagina, disegnata a letto con un uomo di colore mentre il marito "sta tutto il giorno fuori a combattere la sostituzione etnica", proprio non è andata giù: "Allusioni indegne per una persona colpevole solo di essere mia sorella. Ma se tentano di fermarci si sbagliano".
Prevedibile il coro della maggioranza, guidato dallo stato maggiore di FdI: dal presidente del Senato, Ignazio La Russa che si scaglia contro "la spazzatura" al ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto, ("offensiva") alla collega Daniela Santanchè ("ignobile"), tutto il partito fa quadrato con la leader, e preme per l’intervento dell’Ordine dei giornalisti. La stessa Arianna – a sera – interviene sui social: "Lo sanno che dietro le cattiverie ci sono persone? Lo sanno, ma per loro attaccare l’avversario vale anche la destabilizzazione della vita delle persone e delle loro famiglie". Piove solidarietà dagli alleati: "Questa vignetta travalica i confini dell’indecenza", urlano i due capigruppo forzisti, Licia Ronzulli e Paolo Barelli. Duri anche i leghisti: "La satira è sacra ma questa vignetta è disgutosa", commenta Matteo Salvini, mentre il ministro Roberto Calderoli definisce da "Tso" l’attacco a una persona "che non ha incarichi pubblici". Gli animi, a destra, sono talmente caldi da innescare la bagarre alla Camera: il tentativo del deputato di Avs, Marco Grimaldi, di replicare ad Augusta Montaruli (FdI) che chiedeva all’opposizione di stigmatizzare l’episodio, viene fermato dagli insulti di esponenti della maggioranza. Grande caos in aula, poi il deputato conclude: "Sono d’accordo con la solidarietà, ma mi sarei aspettato la stessa solidarietà verso congiunti dei parlamentari ‘denudati’ davanti all’opinione pubblica".
Ma alla sorella della ’sorella d’Italia’ sono arrivati attestati di sostegno anche dal centro e dal Pd, ancorchè il silenzio – per tutta la giornata – di Elly Schlein sia preso di mira dalla destra: "Deve condannare questa indicenza", sottolinea il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Tant’è: Debora Serracchiani parla di "vignetta sessista ed offensiva", Matteo Renzi si scaglia contro "l’aggressione mediatica", mentre per Carlo Calenda si tratta di "volgarità pura e semplice". Fa muro invece il leader di M5s, Giuseppe Conte: "La satira può essere di buon gusto o cattivo gusto, rimane satira". Taglia corto il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio. "Non posso passare il mio tempo a spiegare le battute a chi non le capisce".
Un po’ è una tempesta nel classico bicchiere d’acqua. Una di quelle polemiche che divampano per poche ore solo per poi essere dimenticate. Ma il ripetersi di episodi del genere finisce per porre, e certo non per la prima volta, il problema dei limiti della satira. Non riguardano la libertà di stampa, nessuno – almeno per ora – ventila per fortuna l’opportunità di ricorrere al bianchetto del censore. Molti ieri evocavano il caso del Male, storica testata: lì, però, la mano pesante corrispondeva a una scelta precisa, quella di dissacrare a tutto campo, superando consapevolmente i confini di quanto all’epoca era ritenuto accettabile. Presi di mira erano tutti e tutto. Il caso, insomma, è diverso da quelli che hanno infiammato gli animi in questi ultimi tempi. Si sa, però: i limiti della satira sono dettati dal buon gusto che è come il coraggio di Don Abbondio: uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare.