"Draghi ha portato a Biden il messaggio di un’Europa che teme l’escalation, per questo ha insistito sul tema della pace". Secondo Erik Jones (in foto), direttore del Robert Schuman Center all’Istituto universitario europeo, il premier italiano ha ribadito l’asse con gli Usa, ma ha voluto mettere in guardia Washington da brusche accelerazioni.
Draghi, fin dal primo giorno dell’invasione russa, ha preso posizioni molto atlantiste. È cambiato qualcosa?
"No, il premier italiano, rispetto a Macron e Scholz, fin da subito ha capito che con Putin era impossibile trattare, per questo appena la guerra è iniziata ha seguito la linea tracciata da Biden".
Cosa si aspetta l’America dall’Italia?
"Solidarietà. Se ci saranno problemi con gas e il petrolio, tutta l’Europa dovrà compattarsi per trovare alternative. Ma solidarietà significa anche fornire assistenza economica, militare e umanitaria all’Ucraina. Gli Stati Uniti sanno che ci sono voci contrarie, come quella del M5s, all’invio di armi a Kiev, ma hanno anche apprezzato che Draghi non si sia fatto influenzare".
E Roma cosa vuole da Washington?
"Si aspetta che non ci sia un’escalation, come in realtà si augura anche la Casa Bianca. L’Europa non vuole che vengano distrutte le possibilità di siglare una pace. Draghi ha portato a Biden il messaggio del Papa e del mondo cattolico".
Macron e Scholz hanno più volte tentato di convincere Putin a negoziare.
"Europa e Stati Uniti stanno giocando con Mosca al poliziotto buono e a quello cattivo. Germania e Francia hanno provato a trattare, ma non ci sono riuscite. È importante non tralasciare alcuna opportunità, ma Biden sa che questa invasione è stata decisa da tutta la classe dirigente russa, non solo da Putin".
L’Ucraina ha detto di puntare alla liberazione completa. Francia, Germania e Italia accompagneranno Kiev fino alla fine in questo sforzo?
"Draghi è volato a Washington proprio per coordinarsi meglio con gli americani. Non penso che ci sia la volontà, anche da parte degli Usa, di liberare la Crimea. Credo che l’obiettivo sia quello di ripristinare le posizioni precedenti al 24 febbraio".
Il Pentagono vuole indebolire la Russia fino al punto di non renderla più in grado di aggredire altri Paesi.
"Il senso era spiegare a Mosca che gli americani continueranno a supportare Kiev fino a quando l’Ucraina non sarà in salvo. L’opzione di un conflitto congelato, come quello del 2014, non è un obiettivo accettabile per Washington".