Lunedì 25 Novembre 2024
CLAUDIA MARIN
Cronaca

La tregua è finita, raffica di scioperi Ogni giorno una nuova protesta

Confindustria attacca: "Scelta sbagliata". La Cgil replica: "Non vogliono migliorare le condizioni di lavoro"

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di Claudia Marin

Lo sciopero generale di Cgil e Uil del 16 dicembre è solo la punta dell’iceberg. Dopo due anni di tregua, dovuta alla pandemia, a scorrere il calendario degli stop e delle mobilitazioni sindacali in programma per il mese in corso sembra di essere tornati alle stagioni infuocate della massima conflittualità sociale. Non c’è giorno, anche solo a partire dalla data di ieri, che non vi sia uno sciopero nazionale o locale. E questo senza contare le astensioni di gruppo o di impresa. E poco conta che siamo di nuovo dentro la ripresa di contagi, ricoveri e decessi. Un clima arroventato, insomma, che vede anche l’accentuarsi dello scontro tra Cgil e Confindustria, con i rispettivi vertici che si scambiano accuse di fuoco, mentre da Palazzo Chigi non arrivano convocazioni per Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri e solo il capo grillino, Giuseppe Conte, sembra dare un appoggio al segretario del sindacato di Corso d’Italia.

Ma torniamo alla tabella di guerra di dicembre. Ieri, per cominciare, è stata la giornata del blocco nazionale della scuola. Si può dire che, fatta eccezione per la Cisl scuola, tutte le altre sigle confederali e autonome (da quelle più che hanno più consistenza a quelle micro) hanno chiesto a professori e personale amministrativo di incrociare le braccia. Ma, sempre ieri, si sono fermati anche i metalmeccanici della Fiom-Cgil nelle industrie del settore in Veneto. Il 13 sarà la volta del trasporto locale a Venezia, ma anche in altri ambiti territoriali a macchia di leopardo. Mentre solo ieri è stato revocato il mega-sciopero nazionale del settore dell’igiene ambientale, che avrebbe finito per rendere ancora più ingombre di rifiuti le nostre città. Il 14 rischia di essere un altro passaggio difficile per la mobilità in molteplici regioni: in Lombardia si ferma Trenord per la proclamazione di uno stop delle Rsu di due ambiti, mentre a Milano e Messina l’Orsa chiede di fermarsi nel trasporto ferroviario locale e a Messina restano bloccati gli autobus cittadini, per non dire di altre fermate nella mobilità pubblica più o meno locali. Il 15 sarebbe toccato di nuovo ai metalmeccanici della Fiom-Cgil, nelle aziende del settore nel Lazio, ma la mobilitazione è stata accorpata allo sciopero generale del giorno dopo. Confermata l’astensione dal lavoro dei lavoratori della Rai non giornalisti. Come anche lo stop dei ferrovieri di Trenitalia in Puglia. E così si arriva al 16 dicembre, con lo sciopero generale di Cgil e Uil, ritenuto illegittimo dal Garante, ma confermato dai vertici delle due confederazioni.

A tenere banco, ieri, è stata la volta di un duro scontro tra il presidente degli industriali, Carlo Bonomi, e il leader della Cgil, Maurizio Landini. Con il primo che attacca: "Lo sciopero è una strada sbagliata, un problema per l’Italia, concepito sempre più come una manifestazione identitaria e non come strumento di ricorso estremo rispetto alla logica del confronto e delle soluzioni condivise". Mentre il numero uno di corso d’Italia, a sua volta, accusa: "Credo che in vita sua uno sciopero non lo abbia mai fatto, non ha mai avuto il problema di doversi battere per migliorare la condizione non solo sua, ma anche degli altri". Certo è che, al momento, da Palazzo Chigi non è arrivata nessuna convocazione, neppure del tavolo sulle pensioni. E, del resto, al di là delle parole di circostanza del Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, sulla ripresa del dialogo, la politica resta fredda con Cgil e Uil.

Il Pd conferma di essere stato colto di sorpresa, "in questo momento non me l’aspettavo", dice il segretario Enrico Letta. La Lega con il segretario Matteo Salvini torna a bollarlo come sciopero "folle, assurdo" sostenendo che Landini "non vuole bene all’Italia". Mentre solo Giuseppe Conte, confermando l’asse con Landini, tenta di aprire un varco in chiave anti-Draghi: "I sindacati dicono che il confronto è arrivato tardi, quando le decisioni sono già state assunte. Come leader del Movimento posso dire che noi siamo stati e saremo sempre a favore del dialogo. Senza demonizzare lo sciopero".