Per Ilaria Salis resta perigliosa la strada che porta alla concessione di arresti domiciliari in Ungheria, che poi potrebbero auspicabilmente essere convertiti in arresti domiciliari in Italia. La sua difesa ha già presentato la richiesta tre volte e tre volte è stata respinta. A giorni sarà presentata una quarta volta, ma le aspettative sono basse.
Più probabile che si ottenga un abbreviamento dei tempi del processo: a oggi la prossima udienza è prevista a maggio, potrebbe essere anticipata a fine marzo, forse anche prima in caso di patteggiamento (quindi di ammissione di responsabilità, che al momento non è certo la linea della difesa) fanno sapere fonti ungheresi. In ogni caso, con una condanna potrebbe essere consentita l’esecuzione della pena in Italia.
Da notare che dopo l’udienza di lunedì, Ilaria Salis è stata interrogata dal personale del carcere dove è detenuta: due agenti le hanno fatto domande sulle condizioni detentive che lei ha confermato essere molto dure, come aveva denunciato nel memoriale. Alla fine di questo colloquio, le hanno portato un foglio scritto esclusivamente in ungherese spiegandole che era il verbale delle sue dichiarazioni. "Purtroppo – ha denunciato la stessa 39enne milanese in una lettera inviata all’ambasciatore italiano a Budapest, Manuel Jacoangeli – in prigione dobbiamo seguire gli ordini e ho dovuto firmare pur non avendo capito". "Tradurremo il documento per capire cosa le è stato fatto firmare – ha commentato il padre di Ilaria –. Lei è moderatamente preoccupata".
Non si placano invece polemiche e schermaglie a distanza tra Matteo Salvini e il padre di Ilaria, il quale ha annunciato una querela nei confronti del vice premier. Immediata la controreplica: "Prendiamo atto con curiosità della scelta del padre di Ilaria Salis di querelare Matteo Salvini. La Lega, invece, rinnova l’impegno affinché i diritti della donna detenuta in Ungheria siano tutelati. E aggiunge l’auspicio che Ilaria venga assolta rapidamente da tutte le accuse, a differenza di quanto è avvenuto in altra vicenda chiusasi con sentenza di condanna confermata in Cassazione il 3 luglio 2023 per concorso morale nella resistenza a pubblico ufficiale".
Va detto che Chigi non ha gradito l’attivismo salviniano e così il titolare della Farnesina: "È un errore trasformare una vicenda giudiziaria in vicenda politica", sottolinea Antonio Tajani, che l’8 febbraio terrà un’informativa urgente alla Camera.
Mercoledì notte a Bruxelles, c’è infine stato l’atteso faccia a faccia Meloni-Orban. "Spero che Ilaria Salis – ha detto la presidente del Consiglio, parlando con i giornalisti – sia in grado di dimostrare la sua innocenza, la sua estraneità a questa cosiddetta banda del martello. Noi con il governo e l’ambasciata, come facciamo per tutti gli italiani, garantiamo l’assistenza che dobbiamo, come abbiamo fatto fin dall’inizio". "A differenza di quello che molto spesso si è scritto in Italia – ha proseguito Giorgia Meloni – anche in Ungheria c’è l’autonomia dei giudici e diciamo i governi non entrano nei processi. Quindi questo non è oggetto di cui io posso parlare oggi con il primo ministro ungherese. Quello di cui ho parlato col primo ministro ungherese è garantire che ai nostri connazionali venga ovviamente riservato un trattamento di dignità, di rispetto, di giusto processo. E mi permetto di dire anche un veloce processo".
"A Giorgia Meloni – ha detto da parte sua Orban al termine del colloqui notturno – ho illustrato tutta la storia. I magistrati ungheresi non rispondono al governo, la magistratura è indipendente, non posso influenzarli in nessun modo. L’unica cosa su cui posso intervenire è fornire i dettagli sulla detenzione ed esercitare un’influenza perché abbia un equo trattamento. Tutti i diritti sono garantiti". Allo stato, non parrebbe proprio.