Bologna, 2 novembre 2023 – Non si esagera nell’affermare che le due torri di Bologna, la Torre degli Asinelli e la Torre della Garisenda, costituiscano inseparabilmente simboli dell’identità del nostro patrimonio, come il Colosseo, il Duomo di Milano, la Torre di Pisa, il Maschio Angioino di Napoli e tanti altri. Pensare all’Italia e alla sua storia, nell’immaginario universale, significa pensare a questi luoghi. Del resto, nella canzone All’Italia, Giacomo Leopardi, evoca le "torri degli avi nostri", laddove le pietre sono strutture non solo fisiche, ma anche morali del nostro essere comunità nazionale.
Ecco perché le sorti della Garisenda stanno a cuore al ministero della Cultura. E questo anche se il bene appartiene al Comune di Bologna che, secondo il Codice dei Beni Culturali, ne ha il dovere della tutela.
Cinque minuti dopo averla materialmente ricevuta, ho risposto positivamente al sindaco sull’ipotesi di ricomprendere le Torri nel patrimonio Unesco, idea sulla quale già stavamo lavorando insieme al viceministro Galeazzo Bignami e al sottosegretario Lucia Borgonzoni. Nessuna polemica, siamo ispirati dalla cultura del fare e della leale collaborazione fra istituzioni, ministero ed enti locali. Se poi il sindaco vuole rilanciare il centro di Bologna, che negli ultimi anni ha perso smalto, e soprattutto quelle magiche atmosfere descritte da Pupi Avati e care a Lucio Dalla, ben venga.
Tuttavia, su un piano sia logico che pratico il dossier Unesco non ha nulla a che vedere con il tema della staticità della torre. Antonio Di Pietro direbbe efficacemente: "Che c’azzecca?". Io dico: quale attinenza c’è? Certo, se un bene gode della copertura Unesco deve essere monitorato e tutelato con maggiore attenzione, pena la sua uscita dal patrimonio dell’umanità. Ma l’ingresso nella lista Unesco non elimina i problemi. Da Parigi non arriverà nessun supereroe alla Superman a sostenere la Torre, come nella celebre immagine cinematografica riferita alla Torre di Pisa.
In questa fase, con rigore e serietà, occorre affidarsi ai tecnici e agli scienziati che devono valutare l’entità del problema e indicare le soluzioni. Il ministero della Cultura farà la sua parte anche in termini di risorse, si spera insieme al Comune e alla Regione. Abbiamo già mandato i nostri migliori specialisti e la Soprintendenza sta lavorando da tempo.
Resta il fatto, sia ribadito senza alcuna polemica, che c’è stata una sottovalutazione del problema da parte del titolare del bene, un temporeggiare, una mancata consapevolezza. I fatti saranno liberamente valutati dall’opinione pubblica di Bologna, ora lavoriamo lealmente e con spirito di collaborazione, anche sulla pratica Unesco, concentrandoci innanzitutto sugli obiettivi urgenti.
*Ministro della Cultura