Giovedì 21 Novembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Cronaca

Covid, ecco come evitare un altro lockdown. Chiusure selettive e spostamenti limitati

Il ministro Boccia non esclude barriere tra le regioni. Le ipotesi: nei bar e ristoranti al massimo in quattro al tavolo e stop a mezzanotte. Si punta a non chiudere le imprese e le scuole, evitando la didattica a distanza. Il Viminale avverte: "Può esplodere la rabbia sociale"

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Sfondata quota 5mila. Mille positivi in più ogni giorno. Una progressione così rapida nessuno se l’aspettava né a Palazzo Chigi né tra gli esperti del comitato scientifico. L’allarme si fissa a livello rosso intenso; se ne avverte l’eco precisa pur nel suo stile sobrio nelle parole del capo dello Stato: "Tenere aperta l’Italia è responsabilità comune, la libertà non è un fatto esclusivamente individuale, ma si realizza con gli altri". Affermazioni che non lasciano adito a dubbi.

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Lo spettro è quello di un nuovo lockdown. Ufficialmente tutti lo escludono: "Non ci sarà una nuova chiusura totale". Ma spesso con un’aggiunta significativa: sempre che l’incremento dei contagi non continui a galoppare. Che il tema sia tornato in campo lo ammette il ministro degli Affari regionali Boccia: "Chiusura fra le regioni? Non si può escludere nulla". Dichiarazioni che creano fibrillazioni nella maggioranza e vengono rinviate al mittente del governatore ligure Toti: "È possibile come lo sbarco dei marziani". Il ministro smussa i toni: "Se serve intervenire lo faremo con le Regioni". Per questo, Conte convoca d’urgenza per il tardo pomeriggio un vertice dei capi delegazione e con lo stesso Boccia che poi salta (probabilmente si farà oggi), un po’ perché la ministra renziana Bellanova, non fa in tempo a tornare dalla Puglia, un po’ forse perché anche il ministro della Salute ha qualche difficoltà, ma molto perché nessuno sa cosa fare. Del resto l’emergenza è doppia: alla crisi dei contagi si accompagna quella dei tamponi. In molte regioni la situazione è disastrosa.

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Ore di attesa, centri sanitari insufficienti e una tensione che si impenna quanto il virus. Tanto che la ministra dell’Interno Lamorgese lancia un avvertimento: "Attenzione a non far crescere la rabbia sociale". Di certo bisogna muoversi subito, rivedendo il dpcm che deve essere varato il 15, se non si vuole chiudere tutto domani. Come sempre, si confrontano una linea più drastica incarnata da Speranza e Franceschini, e una più cauta fatta propria anche dal premier.

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La proposta sul tavolo è l’adozione del cosiddetto modello Latina: nella provincia del Lazio, dove il contagio corre più veloce che in qualsiasi area d’Italia, Zingaretti ha disposto regole molto rigorose: divieto di feste anche private con più di 20 persone, 4 ospiti al massimo ai tavoli nei locali, chiusura anticipata di pub, bar e ristoranti alle 24, divieto di assembramento nelle aree pubbliche e divieto per i parenti di andare a trovare i degenti nelle strutture sanitarie.

Nella speranza che basti, perché il passo successivo sarebbe la chiusura degli esercizi commerciali e quello dopo un lockdown tale da arrivare a scuole e centri produttivi. Il ministro Azzolina anche ieri ha spiegato che i contagi nelle scuole sono in percentuali bassissime. Un modo per ribadire la volontà di mantenere aperte le scuole senza passare alla didattica a distanza.

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Da Palazzo Chigi però ci tengono a segnalare che il vertice era ad ampio spettro, non solo sul Covid. In parte lo fanno per stemperare l’allarme. In parte perché la lista dei problemi è davvero lunga. È ancora Mattarella a indicare il nodo rivolgendosi a Bruxelles: "L’emergenza richiede tempestività". Lo scontro tra Parlamento europeo e presidenza Ue ha paralizzato la trattativa del Recovery fund e la possibilità che questi fondi slittino alla seconda metà del prossimo anno è concreta. Un guaio enorme per i conti italiani, che ne evoca uno politico di dimensioni non inferiori. Con il Recovery che rallenta e il virus che accelera, si moltiplicano le pressioni del Pd per accedere subito al prestito del Mes e, per la prima volta, questo diventa oggetto di scontro in un M5s già lacerato, perché qualche grillino è favorevole. Ciliegina sulla torta, il voto sullo scostamento di bilancio mercoledì al Senato. Sulla carta i 161 voti necessari dovrebbero esserci, ma se per paura del contagio si registreranno assenze nella maggioranza, raggiungere quella soglia sarà impossibile.

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