Venerdì 20 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

La strage di Erba Scontro tra magistrati "Su Olindo e Rosa prove incontestabili"

Il procuratore di Como replica duramente al collega milanese Tarfusser che aveva chiesto di riaprire il caso: accuse contro di noi ingiustificabili "Le confessioni della coppia dettagliate in ogni atroce particolare" .

La strage di Erba Scontro tra magistrati "Su Olindo e Rosa prove incontestabili"

di Paola Pioppi

ERBA (Como)

Sedici anni di "doveroso e rigoroso silenzio", spezzati solo ora davanti a un atto che racchiude "accuse di condotte abusive e illegittime, se non di veri e propri reati, a carico dei magistrati della Procura di Como, senza giustificazione alcuna". Con un articolato e dettagliato comunicato stampa, il Procuratore di Como facente funzioni, Massimo Astori, all’epoca pubblico ministero del processo a carico di Olindo Romano e Rosa Bazzi, ieri mattina è intervenuto a tutela delle indagini e del lavoro svolto da magistrati e carabinieri sulla strage di Erba dell’11 dicembre 2006. "Non stupisce – scrive – che le difese intendano legittimamente riproporre nuove iniziative giudiziarie, né ovviamente che gli organi di informazione svolgano il loro prezioso servizio". Così come non è criticabile "che ci si annuncino nuove prove difensive, in realtà riletture di materiale già ampiamente analizzato e prive di qualsivoglia elemento di novità".

Ciò che ha spinto il Procuratore a intervenire, è esclusivamente la condotta del collega Cuno Tarfusser. "Stupisce invece – prosegue – che la revisione, frutto dell’iniziativa individuale di un Sostituto Procuratore Generale della Procura Generale presso la Corte d’Appello di Milano, l’Ufficio che a suo tempo aveva chiesto la conferma delle condanne all’ergastolo nel processo d’Appello, sia stata rapidamente e integralmente divulgata, prima della sua trasmissione all’Autorità competente a valutarla e prima di un suo eventuale uso processuale". Non solo: la perplessità prosegue su altri due aspetti. Innanzitutto "che la premessa dell’atto menzioni la collaborazione delle difese e il ricorso a non meglio precisate fonti aperte". Inoltre l’uso di espressioni che "contengono accuse di condotte abusive e illegittime, se non di veri e propri reati, a carico dei magistrati della Procura di Como, a distanza di 16 anni dai fatti, senza giustificazione alcuna".

Espressioni utilizzate da Tarfusser che sono state riportate integralmente: "Contesto che definire malato è un eufemismo", riferito alle indagini svolte all’epoca, oppure ancora "condanna pronunciata in conseguenza di falsità in atti… uso pesante di fonti di prova come grimaldelli per convincere i fermati a confessare… contestazioni al limite della correttezza… metodi o tecniche idonee a influire sulla autodeterminazione o ad alterare la capacità di ricordare e valutare i fatti", e infine: "manipolazioni da parte dei carabinieri". Ma le confessioni di Rosa e Olindo, erano state "dettagliate fino alla descrizione di ogni minimo e più atroce particolare… spontanee e coerenti… seguite da ulteriori dichiarazioni confessorie", accompagnate da "ulteriori e decisive prove, ognuna delle quali, anche da sola, avrebbe potuto condurre a un giudizio di piena responsabilità", come ha sottolineato la Corte d’Appello.

Davanti a un tale approccio, "la Procura – prosegue il comunicato – che in questi 16 anni si è consegnata a un doveroso quanto rigoroso silenzio, guidata dal rispetto delle leggi, delle parti processuali e degli stessi condannati, auspica che altrettanto rispetto sia adottato da tutti coloro che si accostano a questa drammatica vicenda, al cui fondo rimane il profondo dolore di chi ne è stato colpito". Concludendo che "tutelerà comunque, nelle sedi e nelle forme opportune, l’immagine dell’Ufficio a difesa dei singoli magistrati e della loro correttezza professionale".