Martedì 24 Dicembre 2024
GIULIA BONEZZI
Cronaca

Berlusconi vuole andare a casa. Zangrillo: risponde alle cure

Zangrillo rassicura i giornalisti. "Situazione difficile ma sono sereno, facciamo del nostro meglio". Tra le visite di ieri anche quella di Gianni Letta: "Più reattivo di quanto pensassi. È una rinascita".

La salute del leader Il Cavaliere vuole andare a casa Il medico-amico: risponde alle cure

"Sono sereno perché stiamo facendo del nostro meglio, e perché ho un paziente" "che ci ha abituati a rispondere sempre al meglio. Anche davanti a una patologia grave, in una situazione veramente difficile, sta rispondendo bene alle terapie", quel paziente "che è anche un grande amico per me", aggiunge Alberto Zangrillo, responsabile delle terapie intensive del San Raffaele e medico personale di Silvio Berlusconi. Il professore genovese, 65 anni giovedì prossimo, docente di Anestesia e rianimazione e prorettore all’università Vita-Salute, percorre a falcate il piazzale verso il settore Q dove l’ex premier è al quarto giorno di ricovero con una polmonite trattata in terapia intensiva nel quadro della leucemia mielomonocitica cronica di cui soffre da almeno un anno. Da Forza Italia continuano ad arrivare dichiarazioni improntate all’ottimismo, e secondo indiscrezioni il Cavaliere starebbe già chiedendo "di andare a casa" dall’ospedale. L’amico Gianni Letta, che gli ha fatto visita in mattinata, assicura di averlo "trovato meglio di quanto pensassi. La strada della rinascita, se non della resurrezione, è imboccata".

È la vigilia di Pasqua anche per Zangrillo, ma il primario, il cui pensiero abbraccia "almeno 50 pazienti nelle nostre terapie intensive e un centinaio in pronto soccorso", non può permettersi "né l’ottimismo né il pessimismo": "Abbiamo una strategia terapeutica precisa, tutte quelle che sono fughe in avanti e fughe indietro non rispondono a criteri di obiettività ai quali un medico serio è chiamato". Anche quando col paziente "non posso negare che c’è un grande coinvolgimento personale". Zangrillo conosce e cura Berlusconi da oltre vent’anni. Lo curò nel 2006 quando il Cavaliere svenne a un comizio a Montecatini e dovette volare a Cleveland, in Ohio, per farsi impiantare un pacemaker. Sostituito nel 2015 al San Raffaele, e con Berlusconi c’era Zangrillo. C’era Zangrillo anche la sera del 13 dicembre 2009, sulla macchina dalla quale l’ex premier s’affacciò col volto insanguinato dal colpo di un contestatore che impugnava una miniatura del Duomo, prima di sgommare verso il San Raffaele e le prime cure di un percorso che sarebbe durato anni.

L’anestesista è stato accanto all’86enne Cavaliere in tutte le prove alle quali l’ha sottoposto la sua salute in questo millennio, dall’uveite all’intervento a cuore aperto del 2016 per la sostituzione della valvola aortica, dall’occlusione intestinale operata d’urgenza nel 2019 al Covid nel 2020 quando non esistevano i vaccini, durante i numerosi ricoveri dell’anno successivo. Se Berlusconi ha un problema di salute va da Zangrillo (nel 2017 si fece medicare a Milano persino le modeste conseguenze di un capitombolo a Portofino), che per un periodo l’ha accompagnato nei comizi in veste di responsabile sanità di Forza Italia. L’unico incarico che al Cavaliere sia riuscito d’assegnargli, perché l’anestesista ha sempre preferito il camice, anche all’offerta del ministero della Salute: "Se volevo fare politica facevo un altro mestiere", ha risposto anche ieri ai cronisti che lo interrogavano sulla possibilità che Berlusconi partecipi alla convention di Forza Italia a maggio.

Zangrillo da mercoledì si era espresso solo col comunicato firmato insieme al primario di Oncoematologia Fabio Ciceri. "È evidente che stiamo parlando di un paziente che ha un’età che conoscete, con una patologia (la leucemia mielomonocitica cronica, ndr) e una complicanza (l’infezione polmonare, ndr) definite in modo preciso - ha ricordato ieri –. Da questo conseguono delle terapie mirate, che seguono le linee guida" "condivise in medicina, tese al raggiungimento di un obiettivo. Il nostro è la risoluzione del quadro clinico patologico. Non voglio assolutamente addentrarmi in nessuna previsione perché non sarebbe serio". E il professore non trattiene l’irritazione per la lettura di "cose assolutamente fantasiose", riservando parole dure a un medico del Gemelli intervistato sulla possibilità che Berlusconi continui a fare politica (l’interessato ha poi precisato di non aver mai detto che questo non sia possibile): "Ci sono personaggi che dovrebbero essere seri e pensano di contravvenire alla regola aurea della medicina di parlare quando si hanno tutte le informazioni. Provo un senso di umana pietas".