I condannati con sentenza passata in giudicato per terrorismo e mafia che non stanno scontando la pena in carcere ma in una situazione di detenzione alternativa (arresti domiciliari, affidamento ai servizi sociali e altro) potranno chiedere all’Inps, la pensione sociale o altri ammortizzatori che erano stati revocati e avranno diritto anche ad ottenere gli arretrati. Lo si legge in un messaggio dell’Inps che dà applicazione a una sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo l’articolo della legge 922012 che prevedeva la revoca delle prestazioni a fronte di condanne per mafia e terrorismo. Si avrà diritto agli arretrati per indennità di disoccupazione, l’assegno sociale, la pensione sociale e la pensione agli invalidi civili dalla data della revoca della prestazione, per i periodi nei quali il titolare non scontava la pena in carcere.
"L’illegittimità della revoca – si legge nella sentenza della Corte numero 137 del 2021 riportata nel messaggio – infatti, deriva dal pregiudizio al diritto all’assistenza per chi necessiti dei mezzi per sopravvivere, che deve essere comunque garantito a ciascun individuo, pur se colpevole di determinati reati". Alla luce della sentenza – si legge nel messaggio Inps – "può essere ripristinata con decorrenza dalla data della revoca o da una data successiva se la misura alternativa alla detenzione in Istituto penitenziario è stata disposta successivamente a quella della revoca.