Sabato 31 Agosto 2024
RICCARDO JANNELLO
Cronaca

La reporter anti camorra: "Il tesoro di Sandokan? Dilapidato dai figli". Lui potrebbe già parlare

Rosaria Capacchione, ex senatrice dell’Antimafia, vive sotto scorta. "Forse Schiavone ha deciso di collaborare coi magistrati per salvare gli eredi". Il 3 aprile attese le sue prime dichiarazioni nel processo per gli appalti Rfi

L'arresto di Francesco Schiavone, l'11 luglio 1998

L'arresto di Francesco Schiavone, l'11 luglio 1998

Roma, 31 marzo 2024 – Sandokan Schiavone ci può fare conoscere molto della storia camorrista, ma la cosa più importante è che si sia arreso: a chi ha vissuto come me quell’epoca e ha conosciuto la paura andrebbe bene anche se la sua collaborazione fosse solo per dire ‘buongiorno’". Rosaria Capacchione, giornalista sotto scorta per le sue inchieste sui Casalesi, e dal 2013 al 2018 senatrice del Pd (che poi non la ricandidò) e membro dell’Antimafia, si sente sollevata ma non sorpresa.

L'arresto di Francesco Schiavone, l'11 luglio 1998
L'arresto di Francesco Schiavone, l'11 luglio 1998

Rosaria, se l’aspettava?

"Soprattutto l’auspicavo. Qualche piccolo segnale e sospetto lo avevo. La scelta del rito abbreviato in un processo, il trasferimento di carcere, recenti scavi nella zona di Casal di Principe dove sarebbe stata sepolta roba, facevano presagire che qualcuno della famiglia avesse parlato, se non lui il cugino o uno dei figli".

Qual è la prima considerazione che le è venuta in mente?

"Che Sandokan abbia ucciso definitivamente il clan. Lui è stato l’ultimo protagonista di un mondo che non c’è più".

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Perché secondo lei ha deciso di pentirsi?

"Per cercare di salvare i figli, penso".

Che cosa ci può rivelare?

"Fare luce sulla storia è un grande valore, anche se su cose più recenti dubito che possa sapere qualcosa. Sui rifiuti conosce certo cose avvenute negli anni Ottanta e Novanta, ma le grandi crisi che hanno portato alla Terra dei Fuochi sono del 2003 e del 2007 e lui era in carcere da anni. In quel campo sarebbe bello se parlasse Michele Zagaria".

Eppure dichiarazioni utili potrebbero esserci.

"Senz’altro e io spero che si riesca a sapere la verità su certe cose, soprattutto omicidi, fughe e sentenze truffa; che si abbia la voglia di cercarla senza pregiudizi a partire dalle sue parole".

Sui soldi del clan ci potrebbe essere una svolta?

"Io penso che il famoso tesoro, pur grande che fosse, sia stato eroso. Francesco Schiavone è in carcere da 26 anni e da allora la famiglia ha continuato a vivere nella ricchezza e i sette figli, con i cinque maschi che non hanno il suo spessore criminale, a spendere".

C’è qualche episodio che con forta questa sensazione?

"Un segnale viene da un colloquio in carcere del 2016 fra Sandokan e la figlia maggiore che si sposava. Lui le chiede che ‘busta’ le avesse consegnato zio Nicola e si arrabbia moltissimo quando apprende che i soldi erano pochi e che la ragazza non aveva potuto fare un matrimonio come meritava e come sarebbe stato prima dell’arresto del padre".

Arresto che ha fermato un mondo.

"Sì, Schiavone, cresciuto alla scuola di Antonio Bardellino anche dal punto di vista militare, e autista di Umberto Ammaturo marito di Pupetta Maresca, ha creato un legame forte con Cosa Nostra e ha portato la camorra da una società agraria a una industriale; ha costituito un’associazione internazionale: traffici di droga con le mafie americana e sudamericana, grande contrabbando, armi comprese, con i marsigliesi e poi infiltrazioni negli appalti, nei rifiuti e in tutti sistemi più veloci per fare soldi, perfino investimenti all’estero".

Ed era ascoltato?

"Molto. Aveva creato una tela di rapporti straordinari. Quando venne arrestato a Lione nel 1989 a ossequiarlo in tribunale arrivarono i vertici della mafia corsa e dei marsigliesi che gli fornirono i maggiori avvocati della massoneria internazionale".

Testimone e interprete di un mondo evaporato e della fine della camorra?

"La camorra vive, ma è diversa: spaccio di droga in strada subappaltato ai nigeriani; poche estorsioni e omicidi. Con Sandokan era tutta un’altra cosa".

La politica tremerà?

"No, ma apparati dello Stato tremeranno".