Elementi "preoccupanti" nella sentenza della Corte d’Assise di Modena nei confronti di Salvatore Montefusco, che ha ucciso Gabriela Trandafir e sua figlia Renata. Le motivazioni "ci portano indietro di decenni" e "inducono a credere che possa esistere una giustificazione per chi compie un femminicidio". Mentre "non c’è mai un motivo giustificabile per chi uccide una donna". La politica va all’attacco del la presidente estensore Ester Russo e degli altri togati che il 9 ottobre hanno riconosciuto le attenuanti generiche all’uomo e lo hanno condannato a trent’anni evitandogli l’ergastolo.
LA MINISTRA
"Nella sentenza ci sono elementi assai discutibili e certamente preoccupanti", che rischiano di produrre "un arretramento nella lotta per fermare i femminicidi e la violenza maschile contro le donne", dice la ministra della Famiglia e delle pari opportunità Eugenia Roccella. "Ciò che colpisce è il ragionamento a monte che sembrerebbe aver orientato la Corte, per la quale, a quanto si legge, la situazione che si era creata nell’ambiente familiare avrebbe indotto l’imputato a compiere il gesto, con la conseguenza di una comprensibilità umana dei motivi che hanno spinto l’autore a commettere il reato. Non credo sfugga a nessuno la pericolosità di ragionamenti di questo tipo", conclude.
LA LEGA
"Le sentenze non si discutono e non intendo farlo, per cui taccio, anche se ne avrei di cose da dire. Vorrei pero capire come possa esserci un motivo umanamente comprensibile per uccidere a fucilate due donne, una madre e una figlia, perché io davvero non riesco a capirlo. Non ho davvero parole", dice il ministro degli Affari Regionali Roberto Calderoli. La deputata della Lega Laura Ravetto annuncia "un’interrogazione al ministro della Giustizia perché la vicenda non si può chiudere con un titolo di giornale" e dice che "Sentenze come questa non fanno altro che vanificare leggi come il Codice Rosso".
PD, BOSCHI E GELMINI
"È un provvedimento da manuale del patriarcato", dice la senatrice del Pd Valeria Valente, componente della bicamerale Femminicidio. "Proprio questo è il pregiudizio con cui alla fine si giustifica la violenza maschile. Per riconoscere la violenza contro le donne e leggerla in modo giusto, andando oltre stereotipi e pregiudizi, occorre formazione specifica per tutti gli operatori della giustizia", conclude. La senatrice di Noi Moderati, Mariastella Gelmini, dice che la sentenza "indigna" mentre la deputata di Italia Viva Maria, Elena Boschi, dice che "è arrivato il momento di eliminare quei pregiudizi lessicali e giudiziari, che contribuiscono ad alimentare una cultura della violenza ancora difficile da sradicare".
AVS E M5S
Per la capogruppo di Avs alla Camera Luana Zanella "c’è molto lavoro da fare per abbattere i sedimenti di una cultura che emerge anche dove non ti aspetti". La deputata modenese del M5s Stefania Ascari si dice "profondamente turbata" per la sentenza: "Il superamento del patriarcato deve avvenire anche e soprattutto nelle aule di giustizia: senza un profondo cambiamento culturale nel sistema giudiziario, ogni legge non sarà mai efficace".