Alla fine si sono detti soddisfatti, anche se non sono saliti sul palco, come invece chiaramente speravano, per lanciare un messaggio a tutto il Paese. Non sono saliti sul palco dell’Ariston perché – scelta condivisa tra la Rai e il Viminale – si è deciso piuttosto di far leggere ad Amadeus ("siamo vicini agli agricoltori", la premessa) un comunicato con le loro richieste e rivendicazioni. E così la protesta degli agricoltori, con le loro marce dei trattori che hanno segnato le giornate italiane dell’ultima settimana, si è limitata a un messaggio (condiviso). Questo: "Non siamo in piazza per chiedere aiuti o sussidi, ma solo per assicurarci che ci venga corrisposta la giusta remunerazione per il duro e insostituibile lavoro che svolgiamo quotidianamente, grazie al quale ogni cittadino può mangiare ogni giorno. Questo purtroppo non avviene da tempo, tanto che oggi la maggior parte dei frutti del nostro lavoro è ampiamente sottopagato, con ricavi che sono abbondantemente inferiori ai costi di produzione. Protestiamo quindi per difendere la dignità degli agricoltori e per chiedere con forza che venga corrisposto il giusto valore alle nostre produzioni. Senza agricoltura non c’è vita, non c’è sovranità alimentare, non c’è libertà; chiediamo solo la possibilità di continuare a onorare gli insegnamenti dei nostri genitori e dei nostri nonni, che con rispetto, amore e dignità ci hanno portato a coltivare il valore della terra e di ciò che rappresenta, con il solo e unico obiettivo di lasciare un mondo migliore ai nostri figl.".
CronacaLa protesta dei trattori: "La nostra terra è vita"