Lunedì 17 Marzo 2025
FILIPPO BONI
Cronaca

La prima foto del Papa ricoverato. Concelebra la messa al Gemelli: "La malattia non impedisce di vivere"

In un mondo che nasconde la sofferenza Bergoglio ne fa occasione di speranza e dignità per i più fragili. Le condizioni del Pontefice restano stabili. Ha trascorso la giornata fra preghiera, riposo e lavoro.

In un mondo che nasconde la sofferenza Bergoglio ne fa occasione di speranza e dignità per i più fragili. Le condizioni del Pontefice restano stabili. Ha trascorso la giornata fra preghiera, riposo e lavoro.

In un mondo che nasconde la sofferenza Bergoglio ne fa occasione di speranza e dignità per i più fragili. Le condizioni del Pontefice restano stabili. Ha trascorso la giornata fra preghiera, riposo e lavoro.

"Il popolo che camminava nelle tenebre vede una gran luce, su quelli che abitavano il paese dell’ombra della morte, la luce risplende". Lo scrisse nell’Antico testamento il profeta Isaia (9,1) e in fondo è la sfida che l’umanità è chiamata ad affrontare in tempi oscuri come quelli che sta affrontando. Già. Farsi cercatori di luce quando in noi dimorano le tenebre più profonde. Una sfida enorme, dolorosa e complessa per l’essere umano, soprattutto quando quelle tenebre sono sinonimo non solo di guerra, stragi o atrocità, ma anche di malattia, che talvolta è preludio dell’avvento della morte. Ieri Papa Francesco all’Angelus della domenica è tornato a parlare e come spesso accade la sua voce lieve cela in verità la potenza del tuono e la tenerezza della neve. Francesco è malato, ricoverato al policlinico Gemelli a Roma da ormai un mese per una polmonite bilaterale, le sue condizioni sono state critiche, negli ultimi giorni per fortuna sta un po’ meglio. Ieri ha concelebrato messa nella cappellina del suo appartamento al decimo piano dell’ospedale. Non solo, la Santa Sede ha diffuso la prima foto dall’inizio del ricovero il 14 febbraio scorso. Le sue condizioni restano stabili e ha trascorso la giornata tra riposo, preghiera e un po’ di lavoro.Dalle stanze dei luoghi che abbracciano gli ultimi, i soli, i malati, il Papa parla di luce nelle tenebre e offre una riflessione profonda proprio sulla malattia. "Condivido con voi questi pensieri mentre sto affrontando un periodo di prova – ha scritto –, e mi unisco a tanti fratelli e sorelle malati: fragili, in questo momento, come me. Il nostro fisico è debole ma, anche così, niente può impedirci di amare, di pregare, di donare noi stessi, di essere l’uno per l’altro, nella fede, segni luminosi di speranza. Quanta luce risplende, in questo senso, negli ospedali e nei luoghi di cura! Quanta attenzione amorevole rischiara le stanze, i corridoi, gli ambulatori, i posti dove si svolgono i servizi più umili". Oggi spesso la malattia viene interpretata come momento di sospensione dell’esistenza, un ostacolo, una negazione dell’umanità stessa. Ma è intollerabile approvare l’idea che alcune condizioni di salute rendano indegna la vita e trasformino il malato o la persona con disabilità in un peso sociale. Questa idea aumenta la solitudine dei malati e delle loro famiglie, introduce nelle persone più fragili il dubbio di poter essere vittime di un disinteresse da parte della società. In questo abisso il malato spesso si fa inghiottire dalla tenebra e tende a nascondersi, quasi a vergognarsi della propria condizione, facendosi spettro di sé e della propria vita. Invece "ognuno di noi può farsi segno luminoso di speranza" nonostante il buio della sofferenza. Chi soffre in verità può e riesce a trasmettere e a insegnare molto a sé stesso e a chi lo circonda. Chi soffre, in fondo, attraverso la propria fragilità, mostra la propria luce e può farsi portatore sano di speranza. E se dell’oscurità si nutre la malattia, la cura è insita in chi nel buio cerca la luce. Non importa neppure trovarla, basta mettersi sul suo cammino, alla sua ricerca. Allora il malato non è più tale, ma un uomo che compie un viaggio di trasformazione della propria sofferenza, in amore. E donare amore non è altro che la più alta forma di salvezza. Non importa avere fede. Si salva sempre chi porta luce nel cuore del prossimo.