Esperti e tutor che non hanno mai preso parte ai progetti europei, corsi disertati in massa dagli studenti, fogli presenza falsi e fondi Ue finiti nelle tasche di docenti, preside e vice preside. L’ultimo scandalo della scuola Falcone a Palermo, per anni ritenuto avamposto di legalità, ruota, ancora una volta, attorno ai soldi che l’Ue stanziava per finanziare iniziative didattiche che avrebbero dovuto puntare sull’inclusione sociale e sull’integrazione in un quartiere difficile come lo Zen. La procura europea, che un anno e mezzo fa chiese e ottenne l’arresto di Daniela Lo Verde (foto), preside nota per le sue battaglie antimafia, e del suo vice Daniele Agosta, indagati per concussione e peculato – si appropriavano del cibo della mensa e di tv e pc pagati coi soldi dell’Europa –, si è allargata a tutto l’istituto. Si è scoperto che a usare illegalmente il denaro di Bruxelles non erano solo i due dirigenti, ma che nella scuola il raggiro era prassi diffusa. Il gip ha sequestrato 20mila euro, somma che 13 tra prof e dirigenti avrebbero guadagnato indebitamente.
CronacaLa preside antimafia e i falsi progetti Ue. L’inchiesta si allarga