Caivano (Napoli), 30 agosto 2023 – Giorgia Meloni arriverà domani al Parco Verde di Caivano. L’accoglieranno due bambine vestite di rosso, sorridenti, una piantina di fiori in mano. Non è il Truman Show, è solo un murale dipinto su una delle schiene verdi di questi palazzoni, diventati crocevia dell’orrore. La premier arriva con l’intenzione di "bonificare" questa periferia derelitta a nord di Napoli: 6mila abitanti, 1.160 minori e nessun servizio, ma 12 piazze di spaccio e bambini che giocano tra le siringhe abbandonate dai tossici.
Cosa fare per evitare che la visita si trasformi in una passarella? L’elenco è lungo, l’impresa è titanica. Conviene partire dalle piccole cose, dall’ordinario, un basso profilo. "Cos’è l’ordinario? – si chiede don Maurizio Patriciello, parroco della chiesa di San Paolo Apostolo, il prete coraggio che ha lanciato l’appello a Meloni e ieri ha guidato il corteo anti degrado (con poca gente del posto) –. Quattro assistenti sociali che vengono a trovare le famiglie a rischio una volta al mese, quattro vigili urbani che lasciano una traccia di Stato, quattro maestri di strada che lottano contro la dispersione scolastica, quattro animatori sportivi che cercano di tenere i ragazzi lontani dalle tentazioni, in quei noiosi pomeriggi in cui tutto può avvenire. E poi piccoli progetti per ridare dignità ai tanti che entrano ed escono di galera".
L’architetto: “Svuotamento edilizio come a Scampia”
Meloni domani si renderà conto che non basta l’impegno sociale e culturale. Forse occorre modificare il dna urbanistico di questi formicai diventati un fortino di malavita, un cemento eroso da degrado e illegalità. "Questo rione è uno sversatoio delle contraddizioni non risolte della città centrale, cioè di Napoli – dice l’architetto Felice Iovinella –. Il Parco Verde è un insediamento nato negli anni post-terremoto, con lo scopo di ospitare, per lo più, sfollati di Napoli, con la promessa di un quartiere pieno di verde. Dopo oltre quarant’anni, di verde ha solo il colore delle facciate delle ‘stecche’ di abitazioni collettive. Forse, oggi occorrerebbe un ripensamento urbanistico, uno svuotamento edilizio come avvenuto a Scampia".
E d’altra parte, mantenere la promiscuità attuale non può che essere il prologo di futuri orrori. Ne è convinto l’ex procuratore di Napoli Nord, Francesco Greco, che coordinò l’inchiesta sulla morte di Fortuna, la bimba che nel 2014 fu stuprata e lanciata nel vuoto. "Emerse subito una ‘emergenza Parco Verde’, un quadro inquietante sulla scarsissima attenzione che veniva rivolta ai bambini. Pensi che all’interno di un solo stabile si verificarono cinque casi di abusi sessuali, quasi tutti peraltro consumati in ambiti familiari. Ed era solo la punta di un iceberg".
Droga e agguati
Piano piano il cahier de doléances per Meloni si riempie di appunti e proposte. Alcune hanno solo bisogno di un incoraggiamento. Come l’attività messa in campo da Bruno Mazza, fondatore e animatore dell’associazione Un’infanzia da vivere. Bruno è un ex tossicodipendente, ex detenuto, ed ex muschillo della camorra. "I miei amici sono tutti morti per overdose, uccisi in qualche agguato o stanno in galera. Io mi sono salvato perché in carcere mi sono avvicinato alla scuola, ho scelto di studiare. Poi un poco alla volta abbiamo, anche con l’aiuto della Fondazione per il Sud, avviato progetti per offrire ai bambini un’alternativa a droga e camorra. Lo sa la prima cosa che abbiamo fatto? Una gita al mare. Molti ragazzini non avevano mai visto il mare". Poi è nato un impianto polivalente, che comprende campi di basket, pallavolo e calcetto, e laboratori didattici in via Tulipano.
De Luca: esercito per sfrattare gli abusivi
E mentre c’è chi, come il governatore Vincenzo De Luca, chiede l’intervento dell’esercito per sfrattare abusivi e morosi (su 750 unità immobiliari, in 422 casi non pagano dal 2004 e alcuni inquilini hanno cognomi pesanti legati ai boss della camorra), altri pensano che in cima alle priorità ci sia la scuola. Un progetto pilota con aule aperte tutto il giorno, attività extracurricolari, coinvolgimento delle famiglie, investimenti su palestre scolastiche e centri sportivi a partire dalla Delphinia, la palestra teatro dello stupro, chiusa nel 2018. "Era stato redatto – dice l’ex sindaco Enzo Falco – un progetto. Avevamo chiesto un parere legale e la vicenda doveva approdare in consiglio comunale: l’intenzione era rimettere in piedi quel luogo. Poi, è sopravvenuto lo scioglimento".