Pericolo scampato, o solo rimandato. Mentre la piena del Po passa prima da Boretto e poi scivola giù, fino a Pontelagoscuro, superando l’ultima soglia di guardia (la rossa, due metri e cinquanta sullo zero idrometrico) e tenendo Ferrara col fiato sospeso, sull’Emilia-Romagna piegata dalla quarta alluvione in un anno e mezzo piove l’ennesima allerta maltempo. E col colmo d’acqua ancora in transito tra Reggiano e Ferrarese al grande fiume con la pancia piena si continua a guardare come a un convitato di pietra. Non è ancora finita, o almeno non lo sarà per "le prossime 24 ore", avverte l’Aipo (Agenzia interregionale per il fiume Po), quando "si stima che il livello della piena potrà attestarsi di poco sopra la terza soglia di criticità (elevata) tra le sezioni di Sermide (nel Mantovano, ndr) e l’Adriatico", mentre la Protezione civile regionale colora d’arancione un ulteriore bollettino d’allerta nelle zone alluvionate diramato con la previsione di piogge e temporali, che "potranno generare nuovi incrementi nei bacini del settore centrale della regione (Parma, Reggio, Modena, Bologna e Ferrara) già interessati dalle piene". Il Po resta l’osservato speciale per "la criticità idraulica riferita al transito della piena", e così anche gli affluenti, dai quali i colmi d’acqua stanno lentamente defluendo nel ventre grasso del grande fiume. Il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, ha già firmato un’ordinanza di evacuazione per 7 famiglie e 4 attività nell’area golenale sulla sponda emiliana. Nel Modenese è in corso il passaggio delle piene di Secchia e Panaro, che stanno defluendo con livelli vicini alla soglia rossa alla confluenza col Po, mentre nel Reggiano dopo un giorno di lavoro senza sosta è stata tamponata in emergenza l’enorme falla aperta dal torrente Crostolo sull’argine tra Santa Vittoria di Gualtieri e Cadelbosco, ma resta difficile la situazione nella frazione di Villa Seta, dove ieri l’acqua ha continuato ancora a salire e ad allagare anche abitazioni risparmiate nelle prime ore del disastro.
Piove sul bagnato, mentre a Bologna si spala fango da giorni e si contano i danni, come se l’incubo non dovesse passare mai. La presidente facente funzioni dell’Emilia-Romagna, Irene Priolo, ha inviato alla premier Giorgia Meloni la richiesta di stato di emergenza nazionale per gli "eccezionali eventi meteorologici" che hanno colpito la regione dal 17 ottobre, chiedendo un primo stanziamento di 50 milioni per "dare avvio e copertura ai primi interventi urgenti". L’obiettivo, fa sapere viale Aldo Moro, è di procedere "già nei prossimi giorni all’attivazione di forme di assistenza alla popolazione (alloggi temporanei e contributi di autonoma sistemazione)", così come a "interventi di gestione di materiale alluvionale e rifiuti, al ripristino di servizi essenziali, a interventi di somma urgenza per il ripristino di argini e sui corsi d’acqua e canali esondati, alla riapertura della viabilità interrotta per gli smottamenti e per le frane".
L’acqua si ritira, ma gli evacuati sono ancora 2mila – oltre 1.600 soltanto nel Bolognese (ma in diminuzione) – e l’attenzione resta puntata sulle province di Reggio Emilia e di Parma, oltre che nel Ferrarese, dove da giorni è sott’acqua anche la zona delle casse idrauliche dell’Argentano a causa della rotta sull’argine del fiume Idice all’altezza di chiavica Cardinala, a Campotto. Qui la Protezione civile sta organizzando gli interventi per la chiusura della falla, ma ci vorrà del tempo, e intanto la piena del Reno continua a superare lo sfioratore dell’argine a Poggio Renatico. Nel Bolognese, fa sapere ancora la Regione, al momento le maggiori criticità sono al laghetto dei Castori, a Botteghino di Zocca, dove l’alveo è ancora pieno, mentre all’ospedale di Bentivoglio si sta lavorando per rimettere in funzione il reparto di radiologia allagato. In azione oltre 900 volontari, mentre ci si prepara a un nuovo giorno di allerta.