
Il Papa affacciato dal policlinico Gemelli di Roma saluta i fedeli (Ansa)
Roma, 24 marzo 2025 – Aveva chiesto ai medici di dire sempre la verità sulle sue condizioni: e loro hanno ubbidito. Mai malattia di un Pontefice è stata più mediatica, pubblica, dettagliata. Dunque, nessuna meraviglia che a fine degenza, Francesco abbia applicato questa disposizione anche a se stesso: su quel balcone è andato il Papa com’è oggi. Prima di tutto vivo, come ama ripetere a chi gli chiede del suo stato, obiettivo per nulla scontato data l’età e le patologie. Poi, appesantito e affaticato, certo, ma sempre capace di un sorriso, di una battuta. Parla con un filo di voce, ma la vista funziona eccome, se è riuscito a notare tra la gente una signora dai fiori gialli. E a ringraziarla. Infine, uguale a stesso con la 500 bianca, il pollice alzato a salutare la folla, e la sosta a Santa Maria Maggiore, dove ha pregato cento volte e dove ha scelto di essere sepolto. Insomma, Francesco è tornato, probabilmente con più affetto attorno a lui di quando è entrato al Gemelli, capo della Chiesa Cattolica amato e contestato.
La malattia, il dolore, uniscono anche chi li osserva, le critiche si stemperano, lasciano il posto alla speranza non solo di chi crede, e di chi lo apprezza. E forse, chissà, non è un caso che l’erede di Pietro torni in Vaticano dopo questo percorso, nell’imminenza della Pasqua. Una festa "paganizzata" dalle (costose) uova di cioccolato, da grigliate e gite fuori porta, ma che comunque ricorda a tutti, fedeli e non, che due migliaia di anni fa a Gesù di Nazareth capitò di soffrire e morire per poi risorgere. Una "resurrezione", quella di Francesco, durata 37 giorni, faticosa, parziale. Presenza spirituale e assenza pubblica, se deciderà di rispettare se stesso e i consigli dei medici. Cosa di cui è lecito dubitare. Perché c’è da scommettere che almeno a Pasqua lo rivedremo alla solita finestra del Vaticano. La malattia, la trasparenza, la benedizione. Un esempio. Come ieri.