Porto Venere, maggio 2013. Un giovanissimo con la passione della politica si fa largo nel centrodestra spezzino in un periodo storico in cui la grande maggioranza dei Comuni è guidata dalla sinistra. Si presenta nella perla di ponente del golfo della Spezia con una lista civica, con un simbolo quasi esclusivamente arancione. Quel modello, ma soprattutto quel colore, pochi anni dopo simboleggeranno la rivoluzione politica che condurrà il centrodestra al potere in Regione e nei principali Comuni liguri. Un cambiamento che ha portato anche il nome di Matteo Cozzani, da ieri al centro della duplice inchiesta sull’asse Genova-La Spezia, e primo ’sindaco totiano’ della Liguria.
Gli inizi nelle segreterie spezzine del Popolo della Libertà e in Forza Italia, poi la grande ascesa. Nel 2013 vince le elezioni col 51,24% dei voti, si conferma nel 2018 con oltre il 67% dei voti, in un periodo in cui il modello arancione è ormai diffuso in tutta la Liguria, capace di espugnare roccaforti storiche del centrosinistra. Trentanove anni, nel 2020 decide di fare il grande salto: al compito di sindaco di uno dei borghi più belli della Liguria aggiunge il ruolo di uomo di fiducia del governatore, ottenuto dopo aver condotto la campagna elettorale per le regionali liguri in qualità di coordinatore politico della lista civica ‘Cambiamo!’ per il governatore Toti. È in quella tornata che la lista Toti diventa il primo partito in Liguria, soppiantando le formazioni tradizionali. Così Cozzani per anni intervalla la presenza negli uffici in via Garibaldi a Porto Venere con i locali del quarto piano del palazzo di piazza De Ferrari, porta a porta con il governatore, e diventa capo di gabinetto.
Lascia definitivamente il Comune di Porto Venere nel 2023, decidendo di non ricandidarsi alle Comunali e passando il testimone a uno dei suoi fidati assessori, Francesca Sturlese, eletta poi sindaco. Da quel borgo dove undici anni fa partì l’idea di una politica incentrata sul civismo, è scattata anche la scossa di un terremoto destinato a sconvolgere il panorama politico ligure. Due inchieste lo vedono nel mirino: la procura genovese lo accusa di corruzione elettorale aggravata perché commessa al fine di agevolare il clan mafioso dei Cammarata di Riesi – i 400 riesini residenti in Liguria avrebbero assicurato i voti in occasione delle elezioni regionali del settembre 2020 – e di corruzione per l’esercizio della funzione. Corruzione è anche il capo d’accusa mosso dalla procura spezzina per i ‘favori’ concessi ad alcuni imprenditori quando era ancora sindaco. Secondo la magistratura, Cozzani, forte del solido doppio ruolo di sindaco e capo di gabinetto del governatore, avrebbe agevolato in vario modo alcuni uomini d’affari. Come nel caso della concessione pluriennale dell’ex scuola Ravecca di Porto Venere, il cui bando di gara secondo la procura fu redatto con requisiti restrittivi per favorire la partecipazione degli imprenditori ’amici’.
Tutto questo, in cambio di favori: in pratica, Cozzani avrebbe fatto in modo che gli imprenditori commissionassero lavori o forniture alle imprese della sua famiglia, rappresentate dal fratello Filippo ma gestite, di fatto, anche da lui. Benevolenze varie come finanziamenti per il partito politico di cui Matteo Cozzani era esponente, l’ospitalità alberghiera gratis a lui e ad altre persone da lui indicate. Diversi gli episodi di corruzione contestati, come quello che secondo i magistrati spezzini avrebbe coinvolto lo stesso Cozzani, ex vogatore del Palio del Golfo – storica regata su gozzi vicina al traguardo del centenario – in concorso proprio con il presidente del Comitato che gestisce l’evento.
Matteo Marcello