Roma, 7 novembre 2023 – "Le opere servono. Ci saranno pure i cambiamenti climatici e dovremo certo rimediare per invertire la tendenza del riscaldamento, ma nel frattempo dobbiamo attrezzarci per non finire tutti sott’acqua". Chicco Testa, attualmente presidente di Assoambiente, è da sempre paladino del giusto rapporto fra uomo e territorio, ma anche acerrimo nemico dei comitati del solo ’no’, del comitativismo, come lo chiama lui. Testa fu uno dei fondatori di Legambiente nel 1980, ma non si è mai messo di traverso quando realizzare una struttura o infrastruttura ha significato risolvere problemi. Come accadde negli anni Novanta, quando la Toscana riuscì a costruire l’invaso di Bilancino e a salvare il territorio fiorentino dalla perenne sete. Col vantaggio che per un buon 10%, adesso il mega-lago nel Mugello contribuisce anche a evitare le alluvioni, grazie al controllo delle piene dei torrenti.
Presidente Testa, però il cambiamento climatico c’entra.
"Non c’è dubbio che una serie di eventi climatici estremi sia dovuta all’aumento delle temperature, con piogge tropicali. Ma se pensiamo di risolvere le inondazioni invertendo i processi dovuti al cambiamento climatico, campa cavallo...".
Perché, quando ci vorrebbe?
"È stato calcolato che se da oggi fossimo in grado di azzerare le emissioni di CO2, ci vorrebbero comunque quasi due secoli prima di tornare a livello preindustriale. E poi ci sono le emissioni dei secoli ancora precedenti. Quindi, nel frattempo, dobbiamo adattarci, sapendo che incontreremo fenomeni climatici estremi abbastanza frequentemente. E dobbiamo preparare il territorio a fronteggiare queste situazioni".
Cosa dobbiamo fare subito?
"L’esperienza in Toscana e in Emilia-Romagna o recentemente a Monza, ci dice che laddove ci sono opere di contenimento, rafforzamento degli argini, laminazione delle piene, vasche di espansione, i danni si riducono moltissimo. Ma bisogna che i vari comitati se ne facciano una ragione. In Toscana vi ricorderete quante furono le contestazioni per la costruzione di Bilancino. Oggi è diventata addirittura una località turistica. Ma questo si vede solo ex post, sul momento tutti protestano per qualche motivo. Tante sono le opere in ritardo per queste proteste. Poi andiamo sott’acqua e tutti strillano alle opere non fatte".
Allora servono investimenti importanti, rapidamente.
"Esatto, l’altro problema è che dobbiamo attivare fondi consistenti. Da un grafico sull’analisi della spesa pubblica negli ultimi anni, elaborato da Mauro Grassi responsabile del progetto Italia Sicura, vediamo che in rapporto al Pil, gli investimenti sono crollati verticalmente".
Di quanto siamo in ritardo? "Guardi, di recente ho ricordato al presidente della Toscana, Eugenio Giani, che quarant’anni fa, quando frequentavo Firenze, c’erano tre problemi: il termocombustore, l’aeroporto, il passante ferroviario. Questo dà l’idea dei ritardi. Almeno l’invaso di Bilancino è stato fatto".
Forse scontiamo l’uso sbagliato del territorio, con urbanizzazioni dove non si doveva.
"Siamo in presenza di due fenomeni. Da una parte c’è un aumento del patrimonio boschivo che deriva dall’abbandono dei terreni agricoli e che avrebbe bisogno di manutenzione. Dall’altra, di sicuro negli ultimi trent’anni c’è stato uno sviluppo urbanistico anche molto irregolare. Nelle zone di possibile esondazione non si doveva costruire".
Di chi è la colpa?
"Abbiamo talmente spezzettato le responsabilità che diventa anche difficile capire chi se ne deve preoccupare. Purtroppo non c’è un’autorità con un governo unitario forte".
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