dall’inviato
La tragedia di Sara per la legge non ha colpevoli. Non in primo grado almeno. Per la storia della 31enne ginecologa forlivese svanita nel nulla il 4 marzo 2021 a Cles, in Trentino, la giustizia non trova reati. Imputati assolti. Con formula piena: Saverio Tateo, ex primario di Sara all’ospedale di Trento tra il novembre 2020 e il marzo 2021, e la sua vice Liliana Mereu, sono usciti, ieri alle 14.44, del tutto scagionati dal palazzo di giustizia del capoluogo dolomitico.
Per l’accusa Sara si sarebbe uccisa, in quel 4 marzo 2021, gettandosi nel lago di Santa Giustina dopo "mesi di vessazioni subite sul luogo di lavoro", come recitavano le imputazioni, che avevano spinto il pm Maria Colpani a chiedere 4 anni, 2 mesi e 20 giorni di condanna per ciascuno dei due medici. Visione opposta quella del giudice per l’udienza preliminare, Marco Tamburrino: con rito abbreviato dopo una decina di udienze e un incidente probatorio durato tre mesi, ha assolto ieri con formula piena (il fatto non sussiste) Tateo e Mereu, annullando così la posizione delle 11 parti civili (compresa la madre di Sara, Mirella), che in tutto avevano chiesto 1,2 milioni di risarcimento danni. La pm Colpani esce dall’aula senza dire una parola. Farà ricorso? Fra 90 giorni le motivazioni.
Saverio Tateo lascia l’aula in silenzio, in gessato grigio, dimesso, rilassato ("non dico nulla, parla il mio avvocato"). E il suo avvocato, Salvatore Scuto, parla, eccome: "Il dottor Tateo è stato assolto perché innocente. Ma questo noi lo sapevamo fin dall’inizio". Poi l’avvocato si scaglia contro la stampa: "Rimane un problema che riguarda tutti voi. Per quattro anni avete messo alla gogna una persona perbene e un professionista stimato. Questa vicenda deve farvi riflettere su come fare informazione giudiziaria, perché questa assoluzione ci rincuora ma per il mio assistito sarà difficile superare ciò che ha passato, perché s’è consumata un’esposizione mediatica feroce di cui il mio cliente è stato vittima. Adesso tutti voi – rivolto alla platea dei giornalisti che lo attorniano – dovete meditare, e meditare molto bene".
Non parla neanche Liliana Mereu, che infila rapidamente l’uscita del tribunale pochi secondi dopo il verdetto. Prende posizione invece il suo legale, Franco Rossi Galante: "La mia cliente è stata assolta perché innocente di fronte a un’accusa mastodontica". L’obiettivo del legale non sono i giornalisti, ma la procura: "È preoccupante, non solo come avvocato, ma come cittadino, che la procura non abbia seguito ciò che stava nelle sue stesse carte. Ovvero, la piena innocenza della dottoressa Mereu". Non c’è l’avvocato della famiglia di Sara, Nicodemo Gentile, ripartito in mattinata dopo le repliche di rito. A fare quasi da portavoce delle parti civili, prende la parola l’avvocato Andrea de Bartolini: "Sapevamo quanto fosse difficile tradurre il reato di maltrattamenti in famiglia sul campo del lavoro. Restiamo convinti che il materiale probatorio sia fondato. Attendiamo le motivazioni. Anche perché il giudice nel suo dispositivo ha citato l’articolo 530, secondo comma, del codice di procedura penale, che potrebbe richiamare la vecchia insufficienza di prove". Come dire: uno spiraglio per un ricorso in Appello, forse, c’è.
Da Forlì, la sorella Emanuela parla di "risultato sfiorato senza riuscire a raggiungerlo". La giornata di ieri è stata "molto pesante per le parti offese", ma "non sento di avere agito invano". E rilancia: "Finché non esisterà una legge adeguata sul mobbing non ci si può aspettare un risultato diverso. Sento che Sara mi è vicina in questa battaglia". Per questo, Emanuela ha fondato anche un’associazione, Nostos.