Giovedì 19 Dicembre 2024
NINO FEMIANI
Cronaca

La faglia che scuote il Sud. Napoli trema ancora, gente in strada: "È il sisma più potente da 7 mesi"

Scossa di magnitudo 3.9: a Bacoli crollano calcinacci. Il vulcanologo: "Non esclusi altri eventi simili". Il terreno di quella zona si è sollevato di 20 centimetri in un anno. Intensificato il monitoraggio dell’area

Napoli, 28 aprile 2024 – Un boato, poi la terra prende a tremare. Di colpo nella zona flegrea, a nord di Napoli – tra Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida – si accendono le luci, suona qualche sirena, la paura imbianca i volti. È allarme rosso, il sisma stavolta è di quelli che fa fremere le gambe, la gente corre in strada e si guarda intontita dal sonno, cercando coraggio negli occhi del vicino.

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Alle 5.44 la magnitudo è di 3.9 Richter, una delle più alte mai registrate da inizio anno, al centro del Golfo di Pozzuoli. Tanta gente terrorizzata ("è stato violento, ci siamo spaventati", raccontano i residenti). Per fortuna dai primi controlli non emergono feriti o danni. A Bacoli solo qualche caduta di calcinacci e piccole lesioni negli intonaci. Si continua a convivere, insomma, con la paura e l’incognita del futuro.

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Terremoto Napoli oggi, non c’è pace. Stavolta tocca al Vesuvio

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Questo, riferisce il vulcanologo Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), è stato il più forte terremoto dal settembre 2023. Rientra "nell’ambito della crisi bradisismica. Se il suolo continuerà a deformarsi, non potremo escludere che avvengano altri terremoti".

Dalla mezzanotte di venerdì sono state una cinquantina le scosse in sequenza, proprio quante ce n’erano state giovedì. I Campi Flegrei sono una vasta area vulcanica attiva caratterizzata dal fenomeno del bradisismo ovvero una deformazione del suolo che comporta fasi di lento abbassamento, alternate a fasi di sollevamento più rapido, queste ultime accompagnate generalmente da terremoti superficiali e, finora, di bassa magnitudo.

Nel 2005 è iniziato un nuovo ciclo di sollevamento della caldera dei Campi Flegrei (il cosiddetto ‘supervulcano’ che ha 40mila anni di vita), prodotto da accumulo di pressione e calore sprigionati dal gas sottostante. Il valore massimo di sollevamento raggiunto, a fine febbraio 2024, nel Rione Terra a Pozzuoli (punto di massima deformazione della caldera) è di 121 cm, di cui 88 da gennaio 2016.

Da gennaio 2023 a febbraio 2024 il sollevamento è di 20 cm. Quello che la gente si chiede è: siamo sicuri, o è meglio abbandonare i Campi Flegrei? Risposta difficile, perché questa è una delle aree più belle ma più pericolose al mondo e nessuno può prevedere il luogo e il momento in cui avverrà (se mai avverrà) un’eruzione vulcanica. L’ultima fu quella del 1538, la cosiddetta eruzione del Monte Nuovo.

Nell’immediato si procede su due strade. La prima riguarda il monitoraggio dei Campi Flegrei, una complessa operazione dell’Ingv, la massima autorità scientifica sui vulcani, che ha messo in campo un sistema di reti strumentali in grado di ricavare informazioni di tipo fisico, chimico e geologico sui vulcani che compongono la caldera flegrea.

La seconda strada riguarda la fuga con un piano di evacuazione. La Protezione civile ha già approvato un piano speditivo di emergenza che prevede diversi scenari. In quello più grave – quando le deformazioni subiscono un aumento importante e la sismicità cresce in frequenza ed energia, provocando danni strutturali significativi agli edifici, alle infrastrutture e ai servizi essenziali – si potrà prevedere lo sfollamento di 34mila persone da 7mila edifici. C’è infine lo scenario catastrofico, quello di un’eruzione dovuta al collasso della caldera. Provocherebbe flussi piroclastici o nubi ardenti a temperature di oltre 500 gradi centigradi che si muoverebbero a velocità di centinaia di km/h. È lo scenario dell’eruzione pliniana di Agnano-Monte Spina avvenuta 4550 anni fa. Nessuno scienziato la ritiene probabile.

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