Lunedì 8 Luglio 2024

La disperazione del suocero: "Ti prego, vai a costituirti. Salva Antonella e mio nipote"

Daniele Colossi non crede alla fuga pianificata, aveva sentito al telefono la figlia dieci giorni fa. Lei (che con la sorella lavora nella galleria d’arte di famiglia) aveva detto: andremo in vacanza in Francia.

La disperazione del suocero: "Ti prego, vai a costituirti. Salva Antonella e mio nipote"

La disperazione del suocero: "Ti prego, vai a costituirti. Salva Antonella e mio nipote"

"Questa vicenda mi sta distruggendo. Mi auguro che il compagno di mia figlia si costituisca al più presto per il bene suo ma soprattutto per quello di mia figlia e del mio nipotino". Sono chiarissime, esplicite, le parole di Daniele Colossi, padre di Antonella, la compagna di Giacomo Bozzoli. Poche parole per lanciare un appello accorato, per dire, a un interlocutore che per ora è un irreperibile fantasma: "Giacomo, costituisciti". "Per quanto mi riguarda – prosegue l’appello lanciato da Daniele Colossi attraverso l’avvocato Massimiliano Battagliola – posso solo dire che nella vita ho sempre lavorato onestamente e rispettando la legge. Per questa ragione mi sono messo subito a disposizione degli inquirenti perché credo che questa sia la cosa migliore per tutti. Spero che la vicenda si concluda il prima possibile".

Avvicinato dai giornalisti, Daniele Colossi ha distillato ancora qualche frase, un misto fra l’apprensione di queste giornate e la speranza che il genero si costituisca, dandogli la possibilità di riabbracciare la figlia e il nipotino. Non è stata una fuga pianificata, sono partiti con l’auto di Giacomo. Ha sentito la figlia prima della partenza, una decina di giorni fa. Era tranquilla. Si trattava di una sorta di vacanza, dopo un periodo tremendo e anche nella speranza dell’assoluzione di Giacomo. Antonella non gli ha parlato della Francia come meta, era solo una sua ipotesi. "Se sapessi dove sono – ha concluso Daniele Colossi – avrei già preso l’auto e sarei andato a prenderli". Il suocero di Giacomo Bozzoli è titolare di una nota galleria in piazzetta Bruno Boni, nel centro di Brescia. La ’Colossi Arte’, fondata negli anni ‘70, dove nel tempo sono confluiti il lavoro, l’impegno, le competenze di generazioni di galleristi, è un punto riferimento sicuro, un passaggio pressoché obbligato per artisti e appassionati.

Quarantadue anni a settembre, bionda, abiti sempre firmati, da oltre vent’anni Antonella, così come la sorella, collabora attivamente con il padre per l’organizzazione di mostre, la selezione delle opere da esporre, l’attività editoriale per tracciare i profili degli artisti che espongono nella galleria. Ha conosciuto Giacomo Bozzoli nel 2012 e da allora non si sono più lasciati. Dopo pochi mesi erano già andati a convivere in un appartamento a Brescia, poi a Marcheno, infine nella bella villa di Soiano del Garda da cui si sono allontanati la notte tra il 23 e il 24 giugno. Non si sono mai sposati. Dall’unione è nato un bambino che compie nove anni in questi giorni. Riservata, discreta, Antonella ha sempre difeso tenacemente, strenuamente, l’innocenza del compagno, che aveva assistito, in lacrime, alla sua deposizione al processo, nell’udienza del 19 gennaio del 2022. Antonella, rispondendo alle domande dell’avvocato Luigi Frattini, difensore di Giacomo, aveva descritto come il dramma della fonderia di Marcheno le avesse stravolto l’esistenza. "In questi anni ci hanno vessati in tutti i modi possibili e immaginabili. Ho sofferto anche di attacchi di panico, per i quali ho dovuto smettere di allattare. Avevo sempre addosso qualcuno che mi seguiva. Avevo sempre i carabinieri, la procura al seguito. Anche quando andavo dalla parrucchiera. C’era sempre qualcuno fuori a controllare".

Daniele e Adelio. Due uomini molto diversi, il raffinato gallerista e l’imprenditore della Valtrompia. Adelio Bozzoli, insieme con Alex, l’altro figlio, era presente mercoledì sera alla perquisizione dei carabinieri nella villa di Giacomo, a Soiano. Poche parole dopo la condanna del figlio al carcere a vita, la confessione di essere distrutto, di avere avuto un "mezzo infarto" e sempre, tetragona, come è stato in tutti questi anni, la sua fede in difesa del figlio. A chi suona al citofono dell’azienda di Bedizzole e chiede di Bozzoli, capita di sentirsi rispondere da una incorporea voce femminile: "Non siano noi".

Gabriele Moroni