Firenze, 17 agosto 2023 - “Io mi posso tranquillamente definire una persona non normale. In tutto quello che ho fatto, nella mia vita e nella mia carriera militare, sono uscito dalla normalità". Il generale Roberto Vannacci ci tiene a spiegare questo concetto, non vuole passare per razzista o omofobo.
Generale, perché scrive che chi è gay non è normale?
"Gli omosessuali non sono normali tanto quanto non lo sono io. Sono una persona che ha fatto scelte diverse, cose e di cui vado fiero. E sarei altrettanto fiero se fossi omossessuale".
Si rende però conto del motivo per il quale le sue parole hanno fatto scalpore?
"Frasi estrapolate dal contesto. La normalità che ho espresso è una questione statistica non di merito. Mai avuto intento di offendere o discriminare. Le semplici parole prese e sbattute su un titolo possono sembrare terribili, ma sono state travisate".
Non crede di aver usato un linguaggio sessista o volgare?
"Non scherziamo. Mi sono solo posto una domanda: è possibile che l’unica parola ammessa per definire l’omosessualità, ossia gay, debba essere mutuata da un’altra lingua? Se lei va sul vocabolario della lingua italiana e cerca come si definisce l’omosessualità maschile, vocaboli tutti categorizzati come espressione volgare o hate speech. Anche ‘uranista’, parola a mio avviso neutra e ai più sconosciuta, viene considerata offensiva e discriminatoria. Ma che linguaggio volgare, io ho solo fatto una riflessione dal vocabolario della lingua italiana".
Lei è un generale dell’Esercito, che ricaduta possono avere le sue parole sull’istituzione?
"È bene essere chiari: come ho scritto nel preambolo del libro, si tratta di una libera espressione delle mie idee; non viene rappresentata alcuna posizione istituzionale o governativa. È quello che penso, al di là della mia posizione nelle forze armate. Ho espresso delle opinioni delle quali rispondo con la mia persona come sto facendo in questo momento. Convinto, persuaso di non avere offeso nessuno".
Lei ha avuto una carriera brillante e incarichi di grande responsabilità. Col senno di poi riscriverebbe questo libro?
"Lo riscriverei senza alcun problema. Mai avuto paura delle mie opinioni: le posso sostenere davanti a chiunque. Questo non vuol dire che non sia pronto a ricredermi su alcuni aspetti se qualcuno mi fa ricredere. Ma mi faccia dire una cosa".
Prego.
"Mi sono battuto in giro per il mondo per il mio Paese e accanto a molti popoli. Ne ho salvati tanti, sono stato al loro fianco. Ho rischiato la mia vita e quella dei miei uomini. Non ho nulla contro queste etnie, lo do per scontato e non lo devo dimostrare. Parla per me la mia carriera. Quando ho combattuto contro lo stato islamico in Iraq non mi sono tirato indietro per gli iracheni, l’ho fatto come se fosse la mia casa. L’ho fatto anche in Afghanistan, in Ruanda, in Somalia dove ho curato l’addestramento dei somali filogovernativi, ci ho vissuto insieme, dormito insieme, abbiamo combattuto insieme. Non ho alcun pregiudizio su alcuna popolazione. Però non mi si venga a dire che siamo tutti uguali perché non lo siamo. Il mondo è bello anche per la sua diversità".
Per il ministro Crosetto le sue sono parole ‘farneticanti’.
"Non mi esprimo nei confronti del ministro. Mi esprimerò davanti a lui quando mi convocherà o nei confronti di chi mi convocherà. Conosco il rispetto, risponderò nelle sedi opportune".