Domenica 22 Dicembre 2024
MONICA PERUZZI
Cronaca

La cultura patriarcale è il male

L’omicidio di Giulia Cecchettin è solo l’ultimo caso. Ora proteggiamo le donne

Giulia Cecchettin uccisa a 22 anni (Ansa)

Lo sapevamo tutte. Sapevamo che Giulia Cecchettin era stata uccisa. Troppe circostanze uguali ad altre centinaia di storie già raccontate: la gelosia, gli scatti di rabbia, il controllo. E poi le confessioni alle amiche, la paura ricacciata indietro perché no, quel ragazzo con la faccia pulita, quell’ennesimo "bravo ragazzo" è incapace di fare del male. "Non è un mostro, lui". Lo sapevamo e siamo ora dilaniate di fronte alla morte di una ragazza di 22 anni. Un’altra vita che poteva essere salvata, se questo fenomeno venisse affrontato come una responsabilità di tutti, una responsabilità sociale. Invece è ancora difficile creare le condizioni per cominciare a minare le fondamenta della cultura patriarcale che permea questo Paese, in cui le donne sono ancora percepite come proprietà dell’uomo, dove anche le ragazze giovanissime faticano a capire che quella che vivono è una relazione violenta.

Un Paese dove non si condannano gli abusi psicologici, le molestie, dove si giudicano le vittime per come erano vestite, per quante canne si erano fumate, per quanto avevano bevuto, proprio perché, alla fine dei conti, come ci siamo sentite ripetere anche di recente, "se non ti ubriachi e tieni la testa sulle spalle, eviti di incontrare il lupo". No, non sono le ragazze a dover aver paura del lupo, a vivere nella perenne compressione del loro diritto alla libertà. Sono i ragazzi che devono capire il senso della parola rispetto, imparare che un no significa no. Una presa di coscienza collettiva in cui nessun uomo si nasconda dietro il solito "non siamo tutti così", e si senta autorizzato a non far sentire la propria voce di fronte a un commento sessista. A una settimana dal 25 novembre, giornata per l’eliminazione della violenza di genere, siamo qui a piangere un’altra ragazza, uccisa un attimo prima che spiccasse il volo. Lo sapevamo tutte e oggi, ancora di più, siamo mamme, sorelle, zie, nonne, amiche, di ogni donna che, soltanto perché donna, è stata uccisa.