Mercoledì 11 Settembre 2024
GIULIA PROSPERETTI
Cronaca

La Corte Ue. Miliardi di multe e tasse per Apple e Google

Vestager: "Grande vittoria per la giustizia fiscale"

La Corte Ue. Miliardi di multe e tasse per Apple e Google

La commissaria Ue alla Concorrenza Margrethe Vestager, 56 anni

Una "grande vittoria", anzi due. Con la decisione sui tax ruling concessi dall’Irlanda ad Apple e la sentenza "epocale" su Google Shopping, la Corte di Giustizia dell’Ue sancisce la fine del braccio di ferro decennale tra la commissaria europea uscente per la concorrenza Margrethe Vestager e i due colossi del web. Dopo essersi accreditata come ‘paradiso fiscale’ per Big Tech grazie al regime fiscale agevolato che consente alle società non residenti di essere tassate solo sul reddito prodotto nel Paese, l’Irlanda ha fatto sapere che "rispetterà" la decisione della Corte europea, che ieri ha chiesto ad Apple di restituire a Dublino 13 miliardi di euro di tasse arretrate. La Corte ha, infatti, annullato una sentenza del 2020 che si era pronunciata a favore del colosso tecnologico americano, affermando che l’Irlanda – con i ruling fiscali del 1991 e del 2007 a favore di Apple Sales International (Asi) e Apple Operations Europe (Aoe), costituite come società di diritto irlandese ma non residenti fiscalmente in Irlanda – dal 1991 al 2014 "ha concesso ad Apple un aiuto illegale che ora lo Stato è tenuto a recuperare". "Una vittoria per la Commissione e per la giustizia fiscale" ha commentato Vestager, mentre Apple – affermando che, il proprio reddito "era già soggetto a imposte negli Stati Uniti" – ha accusato la Commissione Ue "di cambiare retroattivamente le regole".

Nel secondo caso la Corte di Giustizia dell’Ue – respingendo l’impugnazione proposta da Google e dalla holding Alphabet – ha confermato l’ammenda di 2,42 miliardi di euro inflitta a Google per aver abusato della propria posizione dominante sul mercato dei servizi di ricerca generale su Internet nonché su quello dei servizi di ricerca specializzata di prodotti favorendo il proprio servizio di comparazione. I giudici hanno, infatti, ritenuto il comportamento di Google "discriminatorio" e al di fuori dell’ambito della concorrenza basata sul merito. La sentenza – ha commentato Vestager – "dimostra che anche le più potenti società tecnologiche possono essere ritenute responsabili, nessuno è al di sopra della legge".

Nel 2017 la Corte di Giustizia Ue aveva rilevato che, in 13 Paesi dello Spazio economico europeo, Google – integrando il servizio Google Shopping nel Google Search generale – aveva privilegiato i risultati del proprio comparatore di prodotti, presentandoli in prima posizione, valorizzati all’interno di ‘box’ accompagnati da informazioni visive e testuali attraenti, mentre quelli dei comparatori concorrenti apparivano come semplici risultati generici (link blu), suscettibili di essere retrocessi dagli algoritmi. Il Tribunale Ue nel 2021 ha respinto il ricorso presentato da Google e Alphabet i quali si sono rivolti alla Corte. Ma la questione è tutt’altro che conclusa. Per Mountain View si sta per aprire un nuovo fronte a Bruxelles alla luce dell’entrata in vigore del Digital Market Act: Google rischia nuove sanzioni e la condanna a risarcimenti miliardari da corrispondere ai singoli comparatori che, negli anni, affermano di aver perso il 90% del mercato.