Nel 2018 toccò agli occhi: fu centrata da un lancio di uova per strada, rimediò un’abrasione alla cornea e suo malgrado diventò famosa. Domenica è stata la volta dell’orgoglio: "Sono stata fermata in un negozio Apple a Torino, pensavano stessi rubando perché sono nera". Daisy Osakue, 28 anni, discobola atleta della nazionale italiana, figlia di genitori nigeriani e italiana a tutti gli effetti, è una ragazza di carattere. E con il suo tono battagliero torna a parlare di razzismo. Di "racial profiling", come lo chiama lei. Quella cosa insopportabile che in mezzo a tanta gente fa diventare subito sospetto chi ha la pelle scura e che in passato ("in questa Italia che non riconosco più") l’ha fatta soffrire troppe volte. Adesso è amareggiata. Ma dopo la giornata di festa rovinata era talmente furiosa che per sbollire la rabbia è tornata a piedi da via Roma a Moncalieri, dieci chilometri a passo di carica, sfogandosi nel frattempo su Instagram: "È tutta colpa mia che ho pensato di uscire di casa, sotto Natale, per fare shopping". Racconta l’esperienza in quel negozio dove c’è sempre la fila: "Era una bella giornata di sole e mi serviva un adattatore per il nuovo cellulare". Lo trova, lo tiene in mano. E decide di fare un salto anche al piano di sotto. "Mi avvicina un ragazzo con la pettorina arancione, uno della sicurezza. E mi dice: devi pagare prima di andare via". Stupore: "In che senso? Sto andando giù, guardo quello che mi serve e pago lì". L’uomo evidentemente ha ordini di scuderia da rispettare. Risponde: "Sto solo facendo il mio lavoro". La giovane atleta non ci sta, gli punta addosso lo sguardo che in questi anni ha imparato ad affilare: "Siamo seri – dice –. Guardiamoci in faccia. Perché hai bloccato me e non altra gente?". Poi gioca il jolly, apre il portafoglio e mostra il tesserino delle Fiamme Gialle perché appartiene al gruppo sportivo della Guardia di Finanza: "Hai fermato l’unico militare di colore. Hai fermato me perché credevi che stessi rubando". Perdonati i ragazzi di Apple: "Sono stati carini, si sono scusati". Ma il fatto di essere stata bloccata "come se stessi rubando tutto il negozio" le rovina la domenica. Cinque anni fa fece il giro del web il suo viso tumefatto dopo l’aggressione in corso Roma a Moncalieri: un colpo, il dolore all’occhio sinistro. Pensò all’acido, era un uovo. Anche allora lo disse a modo suo: "Imbecilli, vigliacchi. Non mi fate dire razzisti". Era sicura che non cercassero lei: "Andava bene qualsiasi ragazza di colore. In quella zona ci sono molte prostitute africane. Loro poverette non possono parlare. Io sì".
CronacaLa campionessa italiana: "Scambiata per una ladra solo perché sono nera"