È il fratello grande, il primo che ha saputo cosa era accaduto a Matteo a Miami quando era in carcere senza poter telefonare a nessuno. Studente a Bologna, laureato in ingegneria gestionale, Marco Falcinelli, 28 anni, è volato negli States per aiutare il ’piccolo’ di casa a superare tanto orrore: l’arresto, le violenze in caserma, i danni sul corpo e sulla mente.
Marco, sei stato tu il primo ad essere avvertito dagli amici di Matteo a Miami di quello che era accaduto. Come sono andate le cose?
"Sì, sono stato io. Nel cuore della notte tra il 25 e il 26 febbraio mi ha squillato il telefono e quando ho risposto, c’erano dall’altra parte due ragazzi, che si presentavano come amici di Matteo, non li conoscevo. Mi hanno detto che avevano trovato il mio contatto sul computer di Matteo tramite whatsapp web e mi hanno dato la notizia che non avrei mai voluto sapere: Matteo era stato arrestato. Sono rimasto totalmente scioccato e quel giorno lo ricorderò come il risveglio più brutto della mia vita".
Che ti hanno detto?
"Ho cercato di capire che cosa fosse successo e loro mi hanno spiegato che, non trovando Matteo in stanza tutto il giorno e non potendolo rintracciare al telefono, hanno fatto le ricerche su internet negli ospedali e sui vari siti delle persone scomparse e poi in serata hanno scoperto che era stato arrestato. Mi hanno mandato anche il link su internet per vedere i dettagli dell’arresto. C’era la foto di Matteo, il volto insanguinato. Ho avuto paura e ho chiamato immediatamente mia madre ma io ero altrove, in Italia".
Sei il più grande di casa, Matteo che ragazzo è?
"Si, sono due anni più grande. Matteo è un ragazzo molto solare, determinato, con tanta voglia di fare le cose e grandissime aspirazioni per il futuro. Proprio in quei giorni stavamo cercando di creare un progetto insieme. Ho un ottimo rapporto con lui, anche se da bambini abbiamo spesso bisticciato come del resto fanno tutti i fratelli da piccoli. Ma ora le cose sono diverse. Ho stima di lui e gli voglio un mondo di bene. Vedere quello che gli è successo, quelle immagini di sofferenza e tortura e pensare che poteva non esserci più mi fa venire i brividi ancora adesso che sono passati due mesi".
Quando sei andato a Miami?
"A Pasqua ho preso un aereo perché mio fratello voleva avermi vicino in questa partita difficilissima e io non ho esitato un attimo. Dovevo esserci".
Cosa fai nella vita?
"Sono un ingegnere gestionale e lavoro per MakeItaly, un progetto per una grande azienda".
Cosa pensi di questa vicenda?
"La condanno senza alcuna esitazione e chiedo giustizia per Matteo, mio fratello. Sa, lo ammiro perchè ha avuto una forza incredibile in quei momenti di puro terrore".
Cosa pensi di fare?
"Tutto quello che sarà nel mio potere per ottenere giustizia per Matteo e per stargli più vicino il più possibile".
Tu sei a Miami con tua madre Vlasta, in prima linea per ottenere giustizia e verità...
"Sì, ma dispiace per come si sta comportando mio padre che si disinteressa di noi da anni e che, nonostante i miei numerosi messaggi di contattare la mamma, nei quali lo informavo della gravità della situazione di Matteo, ha ignorato tutta la vicenda. Fortuna che la mamma è una roccia".