Lunedì 29 Aprile 2024

La battaglia del Drugo: ho un cancro "Sono fortunato, posso combattere"

Jeff Bridges, 70 anni, protagonista del film ‘Il grande Lebowsky’: scoperto un linfoma, la diagnosi è buona. E su Twitter usa le parole del suo celebre personaggio: "Come direbbe lui, una nuova m... è venuta a galla"

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di Giovanni Bogani

Jeff Bridges, il Drugo del film "Il grande Lebowski", ha un linfoma. Lo ha annunciato lui stesso su Twitter, senza fare drammi ma senza minimizzare: "Come avrebbe detto il Drugo, ‘nuova m… è venuta fuori’. Mi è stato diagnosticato un linfoma. È una malattia seria, ma mi sento fortunato: ho un’ottima squadra di medici e la prognosi è buona. Sto iniziando le cure, vi terrò informati sulla mia guarigione". Il linfoma è un tumore che colpisce il sistema linfatico, e interessa il sistema immunitario. Si cura con la chemioterapia, con le radiazioni, con gli anticorpi monoclonali. Non è uno scherzo, ma le percentuali di guarigione sono alte.

Bridges, 70 anni, ha ricevuto sette nomination all’Oscar, e ne ha vinto uno, come miglior attore protagonista, nel 2010 per "Crazy Heart", in cui interpreta un cantante alcolizzato. Nell’occasione, ha cantato e suonato davvero tutte le canzoni del film. Non se la cava per niente male, con la chitarra. E quattro delle canzoni della colonna sonora portano la sua firma come autore. La sua carriera copre sessant’anni, ed è facile fare il conto: ha cominciato da bambino, e non ha più smesso. È nato con il Dna della recitazione; era attore suo padre, Lloyd, ed è attore suo fratello, Beau Bridges. Lo scorso anno, per celebrare questi 60 anni pazzeschi, ai Golden Globes ha ricevuto il Cecil B. De Mille award, cioè il Golden Globe alla carriera. Fra i film che ha interpretato, "Fearless", in cui veste i panni di un sopravvissuto a un incidente aereo, "I favolosi Baker" nel 1989, "La leggenda del re pescatore" di Terry Gilliam nel 1991.

Ma il suo ruolo cult, ovvio, è quello del Drugo Lebowski, nel film del 1998 dei fratelli Coen. Uno che se ne frega di tutto, che se ne va in giro nella vita con nonchalance. "È uno che non cerca di essere qualcun altro. Per questo alla gente piace", ha detto Bridges in un’intervista al "New York Times". Un personaggio che sta, per Empire, nella classifica dei dieci migliori personaggi cinematografici di tutti i tempi. Il Drugo e i suoi amici – un pazzesco John Goodman intollerante e goffo, cui si ispirerà Crozza per Napalm 51; uno stralunato Steve Buscemi; e, apparizione iconica, un folle John Turturro in tutina viola e mignolo smaltato – sono tutti comprimari dell’esistenza. Lui, il Drugo, è felicemente ai margini di tutto. Indolente, inetto, sboccato, con la barba incolta, alcol e fumo per il suo "rigoroso regime di droghe, necessario a mantenere l’elasticità mentale". In vestaglia, in ciabatte, in shorts, senza cravatta, senza camicia, senza pettine, senza orari, senza affanni, senza eroismo, senza illusioni.

Prendila così, la vita, come qualcosa che va come vuole, e non c’è motivo di stressarsi tanto per farla andare come vogliamo noi. Il più grande dei critici americani, Roger Ebert, scrisse: "Il grande Lebowski è un atteggiamento, non una storia". La lezione del film? Non prendetevela mai troppo. La vita fa come vuole lei. Anche in questo caso, probabilmente. Non c’è da "lottare come eroi" contro la malattia, come si dice in tanta retorica sul male. C’è da avere dei buoni medici, da fare le terapie. E poi, non siamo padroni noi del nostro destino. Caro Jeff, carissimo Drugo, che tu possa prenderla così, senza accelerare, senza eroismo, senza illusioni e senza panico anche questa svolta della tua vita.