Quasi muto martedì davanti alla gip se non per una dichiarazione spontanea comunque molto importante – "Ho ucciso Giulia" –, un fiume in piena ieri di fronte al pm: Filippo Turetta è stato sentito per 9 ore e d’altronde agli avvocati Giovanni Caruso e Monica Carnovieri che lo assistono aveva espresso alla vigilia dell’interrogatorio la volontà di parlare, di non rispondere a tutte le domande, magari, ma di dire la sua anche attraverso altre dichiarazioni senza contraddittorio. E così è stato, anche se saranno necessari altri confronti, magari aspettando da entrambe le parti le risultanze dell’autopsia che si è svolta nelle stesse ore.
Il sostituto procuratore di Venezia che conduce le indagini, Andrea Petroni, è arrivato al carcere di Montorio alle 11 e ne è uscito solo verso le 20 senza rilasciare dichiarazioni. Anche il prof Caruso è stato di parola dopo che entrando in carcere aveva detto: "Non parlo ora e non risponderò a domande dopo l’interrogatorio". Sia il magistrato sia i difensori sono usciti in auto scortati dalla polizia penitenziaria e senza fermarsi. Ma viste le 9 ore dell’interrogatorio sembra proprio che il pm Petroni abbia mostrato le sue carte che non sono solo quelle relative al reato indicato dall’ordinanza di custodia cautelare della gip Benedetta Vitolo – omicidio volontario aggravato dal vincolo affettivo e sequestro di persona –, ma anche l’aggravante della premeditazione e l’occultamento del cadavere. Ci sono poi in ballo la crudeltà, che potrà essere determinata solo dopo le risultanze dell’autopsia, e lo stalking: la famiglia di Giulia ha fatto ascoltare gli audio nei quali Filippo la minacciava e le intimava di abbandonare amiche e sorella per stare solo con lui. Nel corso delle nove ore, Turetta – secondo alcune fonti – avrebbe avuto lunghe pause, momenti di silenzio, lacrime e sguardo spento, ma avrebbe anche dato risposte articolate, quelle che aveva negato al gip. Ci sarebbero state, incalzato dal pm Petroni, alcune incongruenze nel racconto e diversi "non ricordo". Anche questa volta Turetta avrebbe insistito su "mi è scattato qualcosa in testa" che potrebbe preludere a una consulenza psichiatrica richiesta dalla difesa. Avrebbe cominciato a chiarire anche il perché dell’omicidio e a spiegare che Giulia cercava di difendersi con le mani mentre lui la colpiva.
E mentre l’accusa prepara già un nuovo interrogatorio nella prossima settimana, l’indagine non si conclude qui, tutt’altro: devono essere fissate le date degli accertamenti irripetibili, quelli sulle tracce di sangue e sulla macchina e sui coltelli, tutti affidati al Ris di Parma che attende l’arrivo forse già oggi della Fiat Grande Punto nera sulla quale Filippo è fuggito e dopo mille chilometri è stato arrestato stanco e senza benzina sulla corsia di emergenza della A9 tedesca.
Riccardo Jannello