di Marta
Ottaviani
Nato: promossa. Si chiude a Vilnius un vertice Nato che non ha risparmiato qualche colpo di scena alla vigilia e qualche sorpresa nel suo svolgimento. Ma il segretario generale, Jens Stoltenberg e tutti i membri che compongono il Patto Atlantico, possono definirsi soddisfatti per quello che è stato un vertice storico, che ha posto le basi per la Nato del futuro e che può essere riassunto in tre punti principali.
BENVENUTA
STOCCOLMA
Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, con una mossa a sorpresa, ha dato il via libera all’ingresso della Svezia, su cui aveva minacciato di porre il veto a causa della protezione da parte di Stoccolma, di esponenti curdi e gulenisti. Via libera quindi al Paese scandinavo, che raggiunge la Finlandia, entrata lo scorso aprile e con il Baltico che diventa per la quasi totalità un ‘mare Nato’ se si escludono le acque di pertinenza della enclave russa di Kaliningrad. "Erdogan è un grandissimo negoziatore – spiega il generale Vincenzo Camporini, ex capo di Stato maggiore italiano -. Ha sicuramente ottenuto un atteggiamento più aperto da parte dei Paesi europei sulle due cose che gli interessano maggiormente. La prima è il rinnovo degli accordi commerciali con la Ue che sono vecchi e datati e poi c’è la questione della liberalizzazione dei visti, che sta molto a cuore al popolo turco e che tornerà a perorare con margini di successo".
LA PROMESSA
ALL’UCRAINA
Il secondo ‘tema caldo’ del vertice è stato senza dubbio l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Un argomento su cui non è stato facile trovare un compromesso, con il Patto Atlantico spaccato fra chi ritiene opportuno aspettare che la guerra finisca e che vengano soddisfatti tutti i requisiti in condizioni di normalità e chi invece premeva per un ingresso immediato. L’impegno è quello di aiutare Kiev militarmente ‘finché sarà necessario’ e poi, a guerra finita, di avviare i negoziati per permettere l’ingresso dell’Ucraina, velocizzandoli rispetto al normale. Un compromesso che all’inizio non è piaciuto al presidente Zelensky, salvo poi aggiustare il tiro ieri. Anche in questo, caso, però, Camporini offre una lettura positiva della situazione. "Zelensky – spiega – è troppo intelligente per non capire che, nelle condizioni attuali, era il massimo che poteva ottenere. Va poi sottolineato che, nonostante un ordine del giorno complesso, il vertice è stato caratterizzato da un clima molto aperto, di sincero sostegno. Per questo ritengo che possa essere definito un successo e che abbia rispettato le aspettative di tutti".
LE SPESE
MILITARI
Si va dritti, dunque, verso la Nato del futuro, dove però non tutti sono sulla stessa linea di partenza e dove la revisione dei piani di difesa più importante dei tempi della Guerra Fredda passa anche per l’aumento al 2% del Pil per la soglia minima delle spese militari. Molti Paesi, fra cui l’Italia devono ancora adeguarsi, ma come fa notare il generale Camporini, "non è importante solo quanto si spende ma come si spende", nel senso che gli sforzi Nato punteranno anche su una maggiore standardizzazione e la possibilità di avere equipaggiamenti con caratteristiche comuni, in modo tale da poter essere intercambiabili fra i Paesi. La sfide, dettate dl nuovo ordine mondiale, impongono una maggiore coesione e un maggiore efficientamento a largo spettro.