Giovedì 21 Novembre 2024
LORENZO BIANCHI
Cronaca

"Khamenei malato, i poteri al figlio" Ma è corsa alla successione in Iran

La Guida suprema è piegata dal cancro. Il 51enne Mojtaba guida già sicurezza e intelligence. Il favorito degli ayatollah però sarebbe un altro: Ebrahim Raisi, capo dell’autorità giudiziaria

Ali Khamenei, 81 anni, è la Guida suprema dell’Iran dal 1989

Ali Khamenei, 81 anni, è la Guida suprema dell’Iran dal 1989

di Lorenzo Bianchi

Piegato da un cancro alla prostata, del quale a Teheran si vocifera da anni, Ali Khamenei, la Guida suprema dell’Iran, avrebbe trasferito i suoi poteri al figlio Mojtaba. Il silenzio dei media ufficiali del regime sulla vicenda è assoluto. La notizia è stata pubblicata in arabo su Twitter dal dissidente Mohamad Ahwaze, un giornalista che si è conquistato una considerevole popolarità denunciando la reale diffusione del Covid 19 nel suo Paese. L’unico indizio è la recente cancellazione di un incontro fra la Guida e il presidente Hassan Rouhani. Mojtaba, 51 anni, è alla testa dei dipartimenti per la sicurezza e per l’intelligence ed è considerato già dal 2009 "il guardiano della porta di accesso al leader supremo". Di sicuro è un fiero avversario di Israele e degli Stati Uniti.

Secondo Raz Zimmt, un esperto di affari interni della teocrazia consultato dal Jerusalem Post israeliano, il figlio della Guida Suprema ha un tallone di Achille. Il suo punto debole sono le scarse competenze religiose. Zimmt ipotizza che il favorito degli ayatollah possa essere invece Ebrahim Raisi, capo della magistratura del regime e vicepresidente dell’Assemblea degli esperti, gli 88 eletti dal popolo che nominano la Guida Suprema e che possono anche destituirla. Khamenei lo ha designato alla presidenza dell’importante santuario Imam Reza di Mashad, la città di origine di Raisi, e della Fondazione Astan Quds Razavi, che amministra i beni del luogo sacro.

Il regime è in un momento delicato e convulso. Il generale dei Pasdaran iraniani Muslim Shahedan è stato ucciso il 30 novembre con un drone sul confine fra la Siria e l’Iraq. Tre giorni prima a est di Teheran, un robot comandato da remoto, se si deve credere alla versione dell’agenzia dei Pasdaran Fars, aveva eliminato Mohsen Fakhrizadeh, padre dell’atomica degli ayatollah.

La teocrazia pare indebolita alla vigilia di un appuntamento cruciale, l’arrivo di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti. La valuta iraniana, il rial, continua a perdere terreno sul dollaro. Hossein Alai, un ex ammiraglio della marina dei Pasdaran di tendenza riformista, parla della necessità di studiare "quale debolezza c’è nella struttura dell’apparato di sicurezza".

Dai tempi delle proteste di massa del 2009, contro la rielezione di Ahmadinejad, nessuno aveva mai azzardato una denuncia così esplicita. Il Parlamento, controllato dai conservatori, ha approvato una legge che prevede la sospensione delle ispezioni dell’Aiea, l’agenzia dell’Onu che dovrebbe prevenire la proliferazione delle armi atomiche, e l’arricchimento dell’uranio fino al venti per cento, il quadruplo del limite previsto per le centrali nucleari che producono corrente elettrica. Un’iniziativa criticata da Said Khatibzadeh, portavoce del ministero degli esteri iraniano, che l’ha definita "né necessaria né utile".