Roma, 16 novembre 2024 - Gli Stati Uniti è “come se avessero messo al timone di una portaerei un comandante che non sa nuotare”, ma, paradosso per paradosso, la nomina del No Vax e complottista Bob Kennedy jr a segretario del Dipartimento governativo della Salute Usa “può tradursi in una grande opportunità per la tanto vituperata Europa e per il Regno Unito nell’ottica di un impulso ulteriore all’affermarsi del loro primato scientifico su scala mondiale”. Vuole vedere il bicchiere mezzo pieno il professor Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, a fronte dell’ultima scelta choc del presidente in pectore degli Stati Uniti, Donald Trump. Una nomina, quella di Kennedy Jr, che sta suscitando grande preoccupazione anche all’interno dello stesso Partito repubblicano in cui monta il mal di pancia di una buona fetta di senatori che considera indigesti sia il nome del figlio di Bob, sia quello di Matt Gaetz, indicato dal tycoon alla Giustizia. Quasi fosse una sfida lanciata da Trump al potere costituzionale del Senato di check and balance sulle scelte presidenziali. E tra gli osservatori c’è chi considera fortemente a rischio le due nomine che dovranno essere ratificate proprio dal voto a Capitol Hill.
Professor Bassetti, lei più che preoccupato sembra in imbarazzo per la nomina di Kennedy jr...
“Resto convinto che, come successo anche in Italia, un conto sia quello che si predica in campagna elettorale, un altro ciò che si realizza, una volta assunto un ruolo istituzionale. Questa scelta di Trump rientra nel novero delle sue provocazioni politiche su cui ha costruito il successo elettorale”.
Però?
“È chiaro che la scelta di Kennedy jr, un avvocato che sostiene l’omeopatia, non crede ai vaccini, non vuole i clinical trials né le riviste scientifiche indicizzate, ingenererà un grande imbarazzo tra gli scienziati a patto che, una volta insediato, mantenga fede alle sue tesi contrarie alla scienza. Dispiace che uno con il suo profilo sovrintenderà la Food and drugs administration (Fda), ossia l’ente regolatore a cui tutto il mondo o quasi guarda per l’approvazione di un farmaco. Rischia d’indebolirne l’autorevolezza”.
A riguardo non pensa che possano esserci ricadute negative sulle scelte dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema)?
“Diciamo che negli anni ’80 il Vecchio continente è andato a traino alla Fda, tuttavia negli ultimi quindici anni il discorso è un po’ cambiato. Siamo noi e il Regno Unito adesso la culla della ricerca e della libertà scientifica. Al congresso europeo degli infettivologi i colleghi americani sono venuti ’a scuola’ da noi”.
Prevede una riduzione dei finanziamenti pubblici americani ai Big Pharma?
“Resto convinto che non cambierà nulla. Ricordiamoci che gli stanziamenti per la ricerca dei vaccini a mRNA contro il Covid furono disposti nel 2020 dalla prima presidenza Trump”.
Lei, che si è perfezionato a Yale, un No Vax al ministero della Salute americana se lo sarebbe mai immaginato?
“No, sinceramente. Ai miei tempi il Gop era il partito a difesa della scienza, del metodo scientifico e dei Big Pharma, che faranno pure profitto, ma con i loro medicinali ci hanno consentito di vivere fino a 90 anni”.
L’ascesa di Kennedy rischia di dare nuovo impulso al mondo complottista No Vax?
“Era una realtà che si era un po’ rassegnata davanti all’efficacia dei vaccini. Ora potrebbe riprendere slancio. Comunque alla fine, se uno vuole curarsi con le erbe, le bacche di ginepro o le lampade di sale, faccia pure. Vedrà i risultati di questa che resta una regressione rispetto al progresso scientifico”.