Miami, 7 maggio 2024 – Porta gli occhiali da sole e sullo zigomo sinistro i segni dei brutali maltrattamenti della polizia di Miami sono quasi scomparsi. Non quelli ai polsi, che ancora li muove a fatica e li farà sottoporre a esami in un centro medico italiano. Incontriamo Matteo Falcinelli, lo studente 25enne di Spoleto protagonista suo malgrado delle immagini selvagge delle bodycam della polizia, in uno Starbucks del campus della Florida International University a nord di Miami Beach, dove i ragazzo sta completando un master in Ospitalità e gestione immobiliare. Dopo l’incubo, l’ospedale e l’arresto, Matteo ha iniziato ieri anche il semestre estivo per potersi laureare entro dicembre.
Dal campus adesso esce solo se accompagnato dalla madre Vlasta che da due mesi si è autorinchiusa insieme a lui nel residence dell’università e ha intrapreso una sorta di crociata contro la polizia di Miami. I video violenti e imbarazzanti dell’arresto sono diventati virali, ma ce ne sono altri in arrivo. I visitatori di quello strip bar lo definiscono nelle recensioni "un posto violento e da truffatori pieno di spogliarelliste che si aggrappano stancamente ogni sera con poca armonia su pali lucidi di metallo non in grado di stimolare più nemmeno i vecchietti". Ma Matteo una sera, forse per sentirsi più adulto del solito e per uscire da un brutto incidente che a novembre lo aveva traumatizzato, ha voluto provare a pagare 20 dollari d’ingresso, per ritovarsi 3 ore dopo rinchiuso in una cella del distretto di polizia. L’accusa è di resistenza all’arresto e aggressione agli agenti che tentavano di arrestarlo: i buttafuori lo avevano cacciato dal locale trattenendo, però, i suoi due cellulari. Poi ricomparsi improvvisamente di fianco al corpo steso a terra del ragazzo. Di quella notte prima dell’arresto, Matteo dice di ricordare poco ma i ricordi affiorano lentamente. "Ho bevuto un cocarum e ho respinto subito una spogliarellista che offriva esibizioni private e sesso incluso per 500 dollari ogni mezz’ora". I suoi pensieri, però, sono molto più vivi nei confronti di ’Giselle’, una moretta "non a tempo pieno" nel locale che si accontentava di farsi pagare solo una vodka Red Bull rimanendo a chiacchierare con lui per più di un’ora. Poi le domande: "Ma ti senti bene? Hai gli occhi rossi...". Matteo ipotizza anche "che nella vodka Red Bull ci fosse dell’altro".
Chi cerca però di mettere insieme i pezzetti del mosaico di questa vicenda che coinvolge le diplomazie di Italia e Florida, poliziotti discutibili, buttafuori e escort che si presentano come studentesse fuori corso, è Vlasta, la tenace madre di Matteo. Occhi chiari e origini slovacche, si si sta battendo come una leonessa per difendere Matteo e soprattutto l’onore di suo figlio, che lei considera la vittima sprovveduta in un sistema di giustizia americano, che almeno a Miami non pare brillare per limpidezza. Che i poliziotti della Florida facciano spesso parlare di sé stessi, per l’eccessivo e irragionevole uso della forza, è un tema noto. Che se la prendano con atti gratuiti di sadismo su uno studente 25enne con due cellulari ma pochi soldi disponibili sulle carte di credito, può sembrare pericoloso e irrispettoso soprattutto nel rispetto dei diritti umani.
Il ragazzo e la madre aspettano di tornare in Italia per visite mediche col permesso del giudice intorno alla metà di maggio. Poi rientreranno in Florida. Matteo, se non inciamperà con la giustizia, a ottobre vedrà derubricati tutti i suoi capi di accusa. Ieri aveva una certezza: "Prima la Florida mi piaceva, ma adesso ne sono molto meno convinto di questo anche se tutto si aggiusterà presto". L’università di Miami sta pagando a Matteo uno psicologo e uno psichiatra da quando lo studente è stato arrestato fuori dal Dean’s Gold. Il locale è un club a luci rosse che dista solo 5 minuti di taxi dal college, dove i poliziotti di North Miami – quando non sono in servizio – vanno a fare i buttafuori per arrotondare.