ROMA
Non ci sarà nessun ponte aereo per riportare a casa gli italiani rimasti bloccati in Gran Bretagna. Lo confermano due fonti della Farnesina e una di palazzo Chigi "pur comprendendo bene i disagi che questo comporta". Il motivo, spiegano, è che se si organizzassero voli straordinari "di fatto vorrebbe dire ritirare il decreto" che "vieta l’ingresso e il transito nel territorio nazionale alle persone che nei quattordici giorni antecedenti alla presente
ordinanza hanno soggiornato o transitato nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del nord: che senso avrebbe vietarlo e poi riportare a casa quelle stesse persone?". L’ordinanza, sostengono al ministero della Salute, era "urgente e motivata dalla necessità di evitare la diffusione della cosiddetta variante inglese del Covid-19" e "non a casa provvedimenti simili sono stati presi da molti altri paesi Europei ed extraeuropei". Ergo, nessun passo indietro.
L’assistenza consolare è garantita – ad esempio a chi deve rientrare in Italia per urgenze assolute (che non è il trascorrere in Natale con i propri cari) o a chi è rimasto senza documenti o senza soldi – ma nulla di più. Chi è in Gran Bretagna dovrà restarvi almeno fino al 6 di gennaio. Tra questi anche chi è lì per lavoro per pochi giorni, come i camionisti, per i quali Conftrasporto-Confcommercio ha chiesto al ministro Paola De Michelis di trovare "una soluzione che consenta agli autotrasportatori italiani di tornare a casa".
Per i cittadini italiani che si trovano in Gran Bretagna il problema è serio e in molti hanno tempestato l’ambasciata a Londra e la Farnesina di telefonate e mail. "Sono iscritta all’università qui e siamo arrivati nel Regno Unito da pochi giorni per motivi urgenti di studio – scrive Gaia B. – saremmo dovuti rientrare, ma è diventato impossibile. Gli italiani bloccati a Londra in questo momento sono tantissimi e molti si trovano in grande difficoltà. Basta consultare il canale Facebook del consolato per averne un’idea: in tanti sono qui senza fondi sufficienti in uno scenario sanitario fuori controllo e per di più senza nessun tipo di supporto da parte dell’ambasciata e dell’unità di crisi, le entità preposte ad aiutare i cittadini italiani all’estero in situazioni di difficoltà". "Chiedo di sollevare l’appello mio e di tutti i cittadini italiani residenti in Italia – prosegue – che in questo momento si trovano in una situazione critica per la totale assenza di supporto da parte del proprio Paese".
"Sono venuto a Londra per motivi di lavoro – osserva Roberto B. in una mail all’ambasciata – e sarei dovuto rientrare l’antivigilia di Natale. Ma ora sono bloccato, diviso dalla mia famiglia. Perché non è stato consentito il rientro almeno a chi era in grado di presentare un test? Perché non fare test rapidi all’arrivo? Troppo facile chiudere tutto, scaricando su di noi l’onere e il disagio. Vedo molta improvvisazione e poco rispetto per i connazionali".
Alessandro Farruggia