Martedì 24 Dicembre 2024
BEPPE BONI
Cronaca

"Droni, armi robot e cyber difesa". La lezione Ucraina cambia l'esercito italiano

Il capo di stato maggiore, Pietro Serino: i nostri militari sono pronti e stiamo ammodernando i mezzi blindati

Il generale Pietro Serino nel teatro operativo con la mimetica

Roma - Con la nuova crisi di Kaliningrad, exclave russa intorno alla quale la Lituania sta attuando il blocco dei trasporti, il conflitto d’Ucraina rischia di far salire una tensione già alta ai confini dell’Europa.

Generale Pietro Serino, lei è capo di stato maggiore dell’esercito ed esperto di pianificazione militare, cosa pensa di quella che doveva essere una guerra lampo e invece si sta trascinando nel tempo?

"A questo punto è un azzardo ipotizzare i tempi del conflitto. I russi hanno cambiato atteggiamento. Pare che abbiano scelto di fatto un impegno più limitato verso sud est e hanno frenato la propria azione sul terreno. Non è escluso che lo scenario possa avviarsi verso una sorta di guerra sospesa, come è avvenuto in Corea".

Chi sta vincendo?

"Se parliamo di avanzamento territoriale è Mosca ad essere in vantaggio. Se parliamo di capacità di resistenza, forse inaspettata rispetto alle previsioni, l’Ucraina è riuscita a contenere l’aggressione a nord e sta facendo la propria parte. E anche perché utilizza le risorse della tecnologia satellitare in modo più innovativo".

L’innalzamento dell’allarme cosa cambia per il nostro esercito?

"I nostri uomini e donne sono sempre pronti a ogni evenienza nell’ambito degli accordi internazionali. La battaglia sul terreno così come sta avvenendo in Ucraina ci conferma che dobbiamo insistere nell’addestramento con quelli che noi definiamo nuovi domini operativi, cioè la dimensione spaziale e cyber".

Con che utilizzo?

"Robotica e automazione vanno applicati in modo massiccio dove possono sostituire l’uomo e diminuire i rischi. Stiamo infatti sviluppando progetti per l’ammodernamento dei mezzi corazzati. I conflitti si combattono con gli stessi principi ma con innovazioni tecnologiche. I mezzi blindati sono fondamentali ma cambiano i compagni di viaggio, la radio viene sostituita dal satellite, gli aerei sempre più dai droni".

Investiamo abbastanza nella difesa?

"Come detto dobbiamo rinnovare il parco dei mezzi corazzati. Si investe anche sul munizionamento, su un sistema di artiglieria capace di colpire con precisione l’obiettivo a 70 chilometri e sul parco elicotteri che risale agli anni Ottanta. Le risorse, come da indicazioni del ministro Lorenzo Guerini, ci sono".

Lei comanda circa 93mila uomini e donne, lo ritiene un numero adeguato?

"Ora è al vaglio un disegno di legge per aumentare di 10mila unità da qui al 2033 la pianta organica di esercito, marina e aeronautica. È la prima volta che si parla di aumento e non di tagli. Una scelta che garantisce il Paese anche per emergenze come la pandemia dove il contributo militare è stato importante".

Come sarà il soldato del futuro?

"Accanto alla formazione per il combattimento andiamo verso una formazione tecnologica più sofisticata. Ci doteremo di ingegneri, esperti di telecomunicazioni e di logistica, soldati che sappiano utilizzare sempre meglio attrezzature satellitari e cyber".

Un esempio sul terreno?

"Le rispondo con un esempio del settore privato come Amazon trasferito sul piano militare. Sfruttando l’automazione per i rifornimenti si potrà raggiungere l’obiettivo di sostituire l’autista di un autocarro con uno specialista che guida un drone, il pilota di un carro armato agirà sempre più guardando lo schermo del computer anziché direttamente all’esterno".

Le aree addestrative sono sufficienti?

"Stiamo cercando di aumentare l’addestramento simulato e di ridurre quello sul campo che però deve rimanere. Talvolta ci sono polemiche sull’utilizzo dei territori. Voglio rassicurare i cittadini perché l’esercito è pronto a dar vita a un patto per l’ambiente, chiamiamolo così, che rispetti l’equilibrio fra le attività operative e la natura. Come tutti abbiamo a cuore l’ambiente che ci circonda".