Bologna, 12 gennaio 2025 – L’assalto alla Sinagoga di Bologna avvenuto durante la notte scorsa è “un grave attacco antisemita”. Lo ha scritto su X l’ambasciatore d’Israele in Italia, Jonathan Peled. Il corteo, orchestrato dai collettivi, si è trasformato in una notte di violenza. “Esprimo la mia vicinanza e solidarietà alla Comunità ebraica di Bologna – si legge nel post di Jonathan Peled –, a seguito degli attacchi compiuti contro la locale Sinagoga. Un grave attacco antisemita, che deve essere condannato con assoluta fermezza”.
Alle parole di Peled si aggiungo quelle del presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, che invita il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, “a non esporre più in sedi istituzionali la bandiera palestinese, che nelle piazze italiane è diventata ormai simbolo e incitazione dell'odio anti-ebraico”.
La famiglia di Ramy: “Il suo nome usato come scusa per atti di violenza”
“Condanniamo fermamente tutte le forme di violenza e vandalismo avvenute durante le manifestazioni delle ultime ore”. È quanto scrive, in una nota, la famiglia di Ramy Elgaml. "Perdere Rami – viene sottolineato – è per noi un dolore grande, indescrivibile. Il nostro unico desiderio è che la giustizia sia fatta senza alcuno sfruttamento o manipolazione. Siamo profondamente rattristati e preoccupati nell'apprendere che il nome di Ramy viene utilizzato come scusa per atti di violenza”.
Il cardinale Zuppi: non c’è giustificazione
"Non c'è giustificazione per qualsiasi violenza e condanniamo l'inaccettabile e mai estinto seme dell'antisemitismo. E condanniamo con fermezza la violenza contro le Forze dell'Ordine”. Lo dice l'arcivescovo di Bologna e presidente della Cei cardinale Matteo Zuppi. “Ci auguriamo che straziati dal dolore per tutte le vittime, per i bambini e per ogni innocente che muore, tutti si impegnino per la liberazione degli ostaggi, a porre fine alle ostilità, e disarmino il cuore dell'uomo dall'odio e dalla violenza, e che il dialogo prenda il posto della guerra e di ogni forma di violenza”.