Lunedì 25 Novembre 2024
MARCO BUTICCHI
Cronaca

La ferocia delle belve

OGNI genitore, nello scorrere la notizia, è stato percorso da un brivido: morire a diciassette anni è assurdo, morire in quella maniera è una bestemmia. Ismaele, qualche graffa di metallo nella pelle del viso ancora imberbe. Ismaele era poco più che un bambino e i bambini non hanno colpe. Siamo noi genitori a portare il peso dell’errore. Quel peso che ci spinge a cercare tra le righe di cronaca il motivo dissonante, quasi che le dubbie frequentazioni nel mondo della droga possano, da sole, fornire alibi e giustificazioni a quel modo di morire. Ma è solo un placebo per placare le nostre tumultuose coscienze. Il dolore di una madre, che, non vedendo il figlio rientrare, ha dato l’allarme, è invece implacabile. Al suo vuoto si aggiungerà il rimorso di non aver capito, di non aver saputo.

Non sarebbe certo stata sufficiente l’ultima raccomandazione al figlio sull’uscio a placare l’ira delle belve che l’hanno sgozzato o a far desistere Ismaele dal seguire i suoi assassini in un percorso dissennato. Eppure, a quell’età, si inforcano strade pronti a eseguire una repentina inversione di marcia. A volte è sufficiente una parola per tirare un ragazzo fuori dall’inferno. Una parola che, per Ismaele, non verrà più.

MA VORREI che nessuna clemenza venisse spesa per chi ha brandito la lama, l’ha consapevolmente infilata nella carne, non è indietreggiato dinanzi ai getti di sangue di una giovane vita che fuggiva. Si sarà anzi sentito grande, l’assassino: un eroe da film dell’orrore. Peccato che un film duri poche ore di finzione, una vita cent’anni di realtà. Quando i responsabili saranno identificati e affidati alla giustizia, nessuno si erga a paladino dei mille cavilli capaci di salvare o ridurre la meritata galera: sono stanco del buonismo a oltranza che miete ogni valore ancora in nostro possesso. Comprese le vite di Ismaele e di altri uccisi quasi per gioco su un set hollywoodiano di sanguinaria follia.

Rimane in questa disgrazia il nostro obbligo di essere sempre presenti per i nostri giovani e spiegare loro che non ci sono telecamere accese sul palcoscenico della vita: tutto quello che accade fa parte della cruda realtà anche se a popolarla, quando si rimane da soli, restano solo dei mostri.