Martedì 7 Gennaio 2025
GIULIA
Cronaca

Iscrizioni a scuola. Il ministero posticipa le date: "Più tempo per valutare"

Si partirà il 21 gennaio, il termine ultimo il 10 febbraio. Il rischio dispersione. L’abbandono scolastico è sceso del 10,5%. Ma l’Italia è ancora quinta in Ue.

Una foto d’archivio Ansa del laboratorio didattico «Combo» della Fondazione Agnelli

Una foto d’archivio Ansa del laboratorio didattico «Combo» della Fondazione Agnelli

ProsperettiSlitta la finestra temporale utile per iscriversi all’anno scolastico 2025-2026. "Le domande – ha annunciato sabato il ministero dell’Istruzione e del Merito – potranno essere inoltrate dalle 8 del 21 gennaio 2025 alle 20 del 10 febbraio 2025". Dalla tradizionale data dell’8 gennaio, con chiusura entro la fine del mese, l’avvio delle iscrizioni era già stato posticipato di dieci giorni lo scorso anno. Dietro a tale decisione – spiegano da viale Trastevere – vi è la volontà "garantire una più ampia attività di orientamento da parte delle scuole e consentire alle famiglie di poter effettuare una scelta ponderata". Una scelta che può rivelarsi determinante per il futuro dei ragazzi.

Se, come dimostrano diversi studi, la scelta errata della scuola secondaria di secondo grado figura tra i principali fattori di dispersione, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha ribadito più volte "il ruolo strategico dell’orientamento". Una linea condivisa da Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola.

"Una scelta sbagliata del percorso di studi può portare alla dispersione scolastica? Questa – commenta il capo dei presidi – è sicuramente una preoccupazione lecita. I valori della dispersione sono ancora altissimi quindi è assolutamente necessario combattere contro questi numeri, ridurli drasticamente e, sperabilmente, addirittura azzerarli. Per fare questo le azioni di orientamento e di riorientamento sono assolutamente necessarie. Da questo punto di vista l’introduzione dei tutor e dei docenti orientatori credo sia molto utile".

Soprattutto alla luce di un ampliamento del ventaglio di possibilità con l’introduzione, dallo scorso anno, del nuovo liceo del Made in Italy e dei percorsi di studio della cosiddetta filiera 4+2 che corrispondono a 4 anni di istituto tecnico o professionale più 2 di Its Academy, gli istituti di formazione terziaria professionalizzante alternativi alle università. "Il nuovo sistema 4 più 2 è stato diffuso di recente per cui – afferma Giannelli – credo che questo differimento delle iscrizioni possa servire a tanti studenti e a tante famiglie anche per valutare se iscriversi a questo tipo di filiera".

Ma per valutare la strategia del ministero bisognerà attendere. "Come sempre nel mondo della scuola i tempi sono piuttosto lunghi rispetto a quello che succede nella società. Bisognerà probabilmente aspettare 2, 3, 4 anni per vedere i risultati di questa azione che – sottolinea il presidente dell’Anp – secondo me è molto importante e condivido appieno".

Sebbene i dati indichino un miglioramento sul fronte della dispersione scolastica in Italia, e dalle proiezioni contenute nel rapporto Invalsi 2024 traspaia ottimismo, c’è ancora da lavorare per raggiungere l’obiettivo del Pnrr, posto al 10,2% per il 2026 e il target europeo del 9% entro il 2030. Nel 2023 l’abbandono scolastico (dispersione esplicita) in Italia è sceso al 10,5%, in progressivo calo rispetto all’11,5% del 2022 e al 12,7% del 2021 (dati Istat).

Ma, nonostante i progressi, il nostro Paese, all’interno dell’Unione europea, rimane il quinto per numero di abbandoni dopo Romania (16,6%), Spagna (13,7%), Germania (12,8%) e Ungheria (11,6%). Un problema che si concentra soprattutto nelle isole con il 17% dell’abbandono scolastico in Sardegna e in Sicilia. Un’incidenza già inferiore al 9% si registra, invece, in Piemonte, Basilicata, provincia autonoma di Trento, Lombardia, Molise, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia , Marche, Lazio e Umbria.

Segnali incoraggianti anche sul fronte della dispersione implicita. Dopo il preoccupante aumento tra il 2019 e il 2021 (da 7,5% a 9,8%) il rapporto Invalsi nel 2024 registra un calo al 6,6% – valore più basso mai registrato a livello nazionale – della percentuale di studenti che al termine del secondo ciclo d’istruzione conseguono traguardi molto lontani da quelli attesi ossia si fermano al livello 1 o 2 sia in italiano sia in matematica e non raggiungono il livello B1 in inglese.