Il volto coperto da un cappuccio nero, la testa piegata da un lato, il collo stretto da un cappio appeso ad una gru. Dopo l’impiccagione all’alba, il corpo di Majidreza Rahnavard è rimasto appeso per le strade di Mashhad, la città dove era nato e cresciuto. Il ragazzo di 23 anni era stato arrestato circa tre settimane fa, durante le dimostrazioni anti governative che sono in corso in Iran da settembre, ed è il secondo d essere mandato al patibolo tra i manifestanti arrestati. Solo pochi giorni fa era stato giustiziato il primo tra i condannati per le proteste, Mohsen Shekari, anche lui poco più che ventenne. Majidreza Rahnavard è stato condannato per avere ucciso due paramilitari Basiji durante le dimostrazioni. Un video pubblicato dai media di regime mostra il ragazzo colpire i paramilitari, ma secondo il suo avvocato un’altra parte del video, non pubblicata, mostra come le forze dell’ordine abbiano per prime attaccato i manifestanti. Quando la madre lo aveva visitato in carcere per l’ultima volta se ne era andata col sorriso, ignara della condanna a morte, con l’illusione che il figlio potesse essere presto rilasciato. La famiglia ha appreso invece che la condanna era stata eseguita ieri mattina alle 7 ricevendo una telefonata.
CronacaIran, il boia non si ferma più