Bergamo – Arrivano al comando provinciale dei carabinieri, in via delle Valli, intorno alle 14.35. La Clio blu attraversa velocemente il cancello. A bordo la sorella maggiore di Sharon, Melody Verzeni, 35 anni, e il fratello più piccolo, Christopher, 23 anni, che vive ancora in casa con i genitori a Bottanuco. Con loro il marito di Melody, Stefano Campana (è lui alla guida).
Informati sui fatti
I carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo li hanno convocati come persone informate dei fatti. Sono senza avvocato. "Doverosi approfondimenti per ricostruire nel dettaglio la vita di Sharon”, tagliano corto gli inquirenti.
Sei ore
Un interrogatorio durato oltre sei ore. Un secondo giro per ricostruire alcuni aspetti privati di Sharon attraverso le persone che meglio la conoscono, come i familiari. Il fratello minore della barista, Christopher, ai cronisti fuori casa, in via Adda, prima della convocazione dei carabinieri aveva detto: “Sto male. Qui manca sempre una persona. E non torna. E basta. La mia unica speranza è sapere il perché. Poi non mi interessa altro”. Su Sergio Ruocco, il compagno di Sharon, chiamato già due volte a testimoniare, Christopher ha aggiunto: “Io di lui mi fido. Mia sorella c’è stata insieme per 13 anni. Si pente di averle detto di stare a casa perché lui era andato a dormire”.
Spunti investigativi
Tornando al lungo confronto di oggi, terminato poco prima delle 21, gli investigatori hanno puntato su alcuni aspetti che fino ad ora sono stati marginali ma che riletti a distanza di tre settimane potrebbero fornire spunti interessanti. Ad esempio, altre informazioni sulle colleghe di lavoro al bar Vanilla di Brembate con le quali a volte usciva, o dell’avvicinamento a Scientology. Le sue passioni, le abitudini, un dettaglio ancora non emerso.
La coppia
Tra gli aspetti esaminati anche il rapporto tra Sharon e il compagno Sergio, sentito giovedì scorso insieme al padre Mario Ruocco. È logico pensare che gli investigatori cerchino conferme al suo racconto. “Mi manca non averla più vicino, mi manca tutto. Ci siamo salutati prima che andassi a letto. Purtroppo non ne sapevo niente che usciva a quell’ora. Se fosse uscita prima sarebbe stato diverso. C’erano in giro più persone”, ha ribadito il fidanzato ieri fuori dall’abitazione dei genitori di Sharon, dove si è trasferito. E sulla possibilità di una nuova convocazione degli inquirenti: “Se mi chiamano vado, non ci sono problemi. Se può servire, vado volentieri”.
La ricostruzione
Sharon è stata uccisa nella notte tra il 29 e il 30 luglio, in via Castegnate a Terno d’Isola, intorno alle 00.50. Non sarebbero emerse ombre né rispetto alle frequentazioni (molto ristrette) né ai contatti telefonici (anche quelli piuttosto limitati). Oltre a sentire la cerchia familiare si continua a battere sulle telecamere e sulle testimonianze. L’attenzione è su una ventina di persone, inquadrate dagli impianti di videosorveglianza ai margini di via Castegnate, dove è avvenuto l’omicidio. A piedi, in bicicletta, in moto. Tra queste potrebbe esserci l’assassino. Certo non tutte le immagini sono nitide, ed è per renderle tali che sono stati chiamati i carabinieri del Ros.
I test del dna
E c’è la parentesi “genetica”. Anche domenica sono continuate le convocazioni in caserma dove a persone mirate è stato chiesto di sottoporsi al test del Dna nella speranza che arrivino esiti di interesse dai Ris di Parma sui vestiti che indossava la vittima. Profili con cui effettuare la comparazione, una traccia per risalire all’identità del killer.