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David Allegranti
La marea social rosso-bruna dei filo-putiniani di casa nostra in servizio permanente effettivo ha lo stesso concetto di democrazia e di libertà di informazione che ha il loro ultra-leader di riferimento. È bastato che il nostro David Allegranti scrivesse un articolo sul fenomeno e suoi suoi protagonisti più esemplari nel nostro Paese, perché uno di loro, Vincenzo Lorusso, creatore e animatore, guarda caso su Telegram, del canale filo-russo dal titolo inequivocabile Donbass Italia, lo additasse al pubblico odio come nemico della causa.
Da lì un diluvio di insulti e invettive verso Allegranti da parte degli adepti (troll o persone in carne e ossa, poco conta) della missione di propaganda e squadrismo social messa in piedi dal suddetto Lorusso. Tralasciamo gli epiteti e le minacce più volgari e violente, ma, per dare un’idea, si va, per citare quelli meno truculenti (sic), da “scarto umano che boccheggia prima di affogare” a “servo in attesa del bonifico del padrone” e giù con “idiota”, “imbecille” e via di seguito: sempre per restare alle accuse più riferibili. Ma che cosa avrà mai scritto Allegranti per finire sotto il maglio social di questi bastonatori e squadristi da tastiera (e si spera, almeno, che tali restino)? Il nostro ha raccontato di una petizione organizzata da Lorusso (che si propone di “dare voce a chi voce non ha, il popolo del Donbass”) contro il Presidente Sergio Mattarella per il discorso di Marsiglia, contro il quale si è scagliata a più riprese la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. La quale, non a caso (perché tutto si tiene), cita esattamente l’operazione avviata sul canale contro il Capo dello Stato.
Ora, se questa è l’idea che della democrazia, della libera stampa e del dibattito pubblico hanno i filoputiniani di casa nostra, possiamo e dobbiamo solo augurarci che restino nei loro canali su Telegram e nei loro fortini social come sparute minoranze di hater e troll. Gli ultimi sviluppi sulla scena del mondo, però, non ci confortano. Ma, a maggior ragione, ci obbligano a un salto di qualità nella denuncia e nella stigmatizzazione di gesti e azioni che non hanno niente a che fare con i valori dell’Occidente liberal-democratico.