Roma, 3 maggio 2024 – La domenica mattina esce chiara e serena da un’altra notte di angoscia. La natura sorride, ma è la sola. Le trovano, centinaia di metri più a valle dal loro ultimo abbraccio. Trattano con il fiume ammansito perché faccia la grazia di liberare anche il terzo ostaggio. Bianca e Patrizia sono morte in pochi istanti. Sarebbero bastati ancora novanta secondi e forse l’elicottero in arrivo le avrebbe salvate. "State insieme, fate massa" urlavano i pompieri dal ponte. Agganciate a Casian sono rimaste finché hanno potuto, senza nemmeno vedere il lancio inutile delle corde dall’alto, l’affanno dei barchini a pochi metri.
Il possibile e l’impossibile, le hanno tentate tutte viste le circostanze. Compreso il tuffo disperato di un vigile del fuoco respinto dalle correnti. In un attimo l’isolotto su cui erano arroccati è scomparso, l’abbraccio si è sciolto: "Ci sono scivolati via". E un minuto e mezzo dopo l’elicottero era lì. Non si può dimenticare una cosa così, nemmeno loro che lo fanno di mestiere riescono a rassegnarsi. La fine era nota, però inaccettabile.
Il sole scalda il giorno perfetto per una gita. La furia di venerdì è stata riassorbita, l’acqua scende e il Natisone restituisce i corpi di Bianca Doros e Patrizia Cormos, 23 e 20 anni, le amiche dagli occhi grandi e i lunghi capelli. Quello di Cristian Casian Molnar, 25, non ancora, ma i soccorritori non mollano: "Le ricerche proseguono con tutte le risorse che abbiamo in campo – assicura Sergio Benedetti, vice comandante vicario dei vigili del fuoco di Udine –. Non ci fermiamo finché non troviamo anche il terzo disperso. La speranza, seppur ridotta, è di trovarlo ancora in vita". Senza speranza non scegli quel mestiere. Senza speranza hai già perso. Il pompiere guarda il fiume che sta tornando verde e innocente. "Ora c’è il sole e la situazione sta migliorando – dice –. Bisogna vedere però il tempo che fa a monte". Nemmeno la gente del posto, così brava a capire gli umori del fiume, si fida più del cielo. È tutto più improvviso, caotico, violento. "Le ragazze le abbiamo trovate distanti tra loro – spiega Benedetti –. Il primo corpo è stato individuato dai vigili del fuoco con le qualifiche di tecniche fluviali e le operazioni di recupero non sono state semplici. Il secondo lo hanno trovato i volontari della protezione civile praticamente sulla riva del Natisone".
Erano stati trascinati fino a Paderno, tra Orsaria e Premariacco. Non lontano dal ponte Romano dove erano stati avvistati l’ultima volta e dove i soccorritori avevano calato le funi perché potessero salvarsi dall’onda di piena. È presumibile che le due amiche siano morte pochi istanti dopo il passaggio sotto il ponte, quando di fatto sono scomparse alla vista. Trascinati dalla forza impetuosa delle acque, i corpi forse già senza vita anche per la temperatura bassa dell’acqua sono finiti in un anfratto o sono rimasti impigliati nella vegetazione.
E ieri mattina le loro famiglie hanno ricevuto la telefonata che temevano: "Le abbiamo trovate". Una a un chilometro, l’altra a settecento metri dal punto in cui erano scomparse, mentre il Natisone continuava a scaricare, scendeva di tre metri e gli ingegneri idraulici spiegavano: i drammi sono ricorrenti perché il fiume è corto e stretto, con un bacino così piccolo bastano poche ore perché si formi la piena. La procura di Udine ha aperto un’inchiesta sull’incidente. Il sindaco di Premariacco, Michele De Sabata, e il governatore del Friuli, Massimiliano Fedriga, esprimono vicinanza alle famiglie e ringraziano la squadra appassionata che ha partecipato ai soccorsi e alle ricerche, dai sommozzatori agli 80 volontari.