Domenica 5 Gennaio 2025
REDAZIONE CRONACA

Ingegnere iraniano arrestato a Malpensa: “Pregherò per Cecilia Sala”. Il 15 gennaio l’udienza sui domiciliari

Mohammad Abedini Najafabad, del quale gli Stati Uniti chiedono l’estradizione, si è espresso così in un colloquio con il suo avvocato nel carcere di Opera. Il suo caso è legato a quello della giornalista detenuta a Teheran

Mohammad Abedini Najafabadi, arrestato a Malpensa su richiesta degli Usa

Mohammad Abedini Najafabadi, arrestato a Malpensa su richiesta degli Usa

Milano – Si è tenuto nel carcere milanese di Opera il colloquio tra Mohammad Abedini Najafabadi, il 38enne iraniano arrestato ai fini dell'estradizione a Malpensa il 16 dicembre scorso su richiesta degli Stati Uniti, e il suo legale, l'avvocato Alfredo De Francesco.

Il faccia a faccia fra i due è terminato verso ora di pranzo. “Pregherò per lei e per me", ha detto Abedini all’avvocato, facendo riferimento a Cecilia Sala, le cui sorti sono state legate a quelle dell’ingegnere con cittadinanza svizzera. Per la prima volta, a quanto si apprende, i due hanno parlato della giornalista detenuta a Teheran.

Dopo che ieri la pg di Milano Francesca Nanni ha dato parere negativo alla richiesta del legale dei domiciliari dell'ingegnere meccanico di 38 anni con la messa a disposizione di un appartamento e il sostegno economico da parte del Consolato dell'Iran, oltre che eventuali divieti di espatrio e obbligo di firma per evitare qualsiasi fuga, è arrivata la notizia della fissazione della data dell’udienza in Corte d’Appello, ai cui giudici toccherà il verdetto finale. La richiesta di alleggerimento della misura cautelare sarà discussa mercoledì 15 gennaio.

Ma nelle more il ministro della Giustizia Carlo Nordio, a cui per altro spetta l'ultima parola pure sull'estradizione, può sempre fare richiesta di revoca dell'arresto e consentire il rientro a Teheran di Abedini Najafabadi che è accusato di far parte di un'associazione per delinquere e di aver fornito componenti tecnologiche montate sui droni in uso al Corpo dei Guardiani della Rivoluzione. Uno dei motivi della eventuale richiesta di rimessa in libertà potrebbe essere il fatto che in Italia i reati contestati hanno caratteristiche e presupposti diversi rispetto agli Usa. In particolare per quanto riguarda il Corpo dei Guardia della Rivoluzione che non è inserito nella black list dell'Onu nè in quella dell'Unione Europea come organizzazione terroristica.

Il caso di Mohammad Abedini Najafabadi è particolarmente delicato perché come detto coinvolge, nello scacchiere diplomatico internazionale, anche quello di Cecilia Sala, la giornalista italiana arrestata e detenuta in carcere in Iran. Al termine dell’incontro, l’avvocato De Francesco ha riferito che il suo assistito "è sempre più incredulo per le accuse mosse dagli Usa nei suoi confronti, non ha motivi per lamentarsi della detenzione ed è preoccupato per la famiglia, in particolare per il figlio che non e' ancora riuscito a sentire". Abedini ha chiesto l'autorizzazione per sentirsi nuovamente per telefono con la moglie ed è stato messo al corrente dal difensore del parere negativo espresso dalla Procura Generale sulla richiesta di domiciliari. "Gli ho spiegato che era prevedibile ma che a decidere saranno i giudici e abbiamo guardato insieme alcuni documenti. Sono fiducioso che possano concedergli i domiciliari".

Nel parere, la procuratrice Francesca Nanni fonda il suo 'no' anche sulla distanza di circa tre chilometri tra il consolato e l'appartamento di proprietà della rappresentanza diplomatica. Una 'lontananza' che non contribuirebbe a escludere il pericolo di fuga.