"Sarebbe fondamentale, nell’autunno del Covid-19, riuscire a vaccinare" per l’influenza ‘comune’ "il più ampio numero di persone possibile". Se lo era posto come obiettivo – già a marzo – il ministero della Salute, con una circolare nella quale raccomandava la profilassi "a tutti i soggetti a partire dai 6 mesi di età, privi di controindicazioni", oltre alle fasce di popolazione considerate "a rischio" (over 60, malati cronici, operatori sanitari, donne in gravidanza) per i quali sarebbe stato dispensato come sempre a titolo gratuito.
Il bollettino Covid del 2 ottobre
Peccato che non ci siano abbastanza dosi. Le 17,8 milioni acquistate dalle Regioni e che stanno arrivando con grandissimo ritardo nella disponibilità delle medesime, basteranno a garantire la vaccinazione solo ad un italiano su 3, considerando che vivono in Italia 60 milioni di persone e che la vaccinazione veniva caldeggiata pure per i più piccoli. Il vero problema è rappresentato dalle farmacie, su cui il ministro della Salute, Roberto Speranza, sta cercando di trovare una soluzione. "Le Regioni – ha spiegato – hanno fatto uno sforzo enorme che è consistito in un aumento del 70% delle dosi di vaccino antinfluenzale rispetto all’anno scorso. Io penso che dobbiamo affrontare e risolvere nel tempo più breve possibile anche la questione delle farmacie in condivisione con le Regioni. Secondo me ci sono le condizioni".
I medici di famiglia hanno fatto sapere che quest’anno la richiesta del vaccino "è passata dal 52% dello scorso anno all’80-90% di quest’anno", ma resta "l’esigua disponibilità di vaccino antinfluenzale", messa in luce dalla Fondazione Gimbe. "La vaccinazione antinfluenzale – ha affermato Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe – oltre a ridurre le complicanze dell’influenza e contenere l’eccesso di mortalità, quest’anno ha un obiettivo strategico: ridurre il numero di sintomatici che rischiano di sovraccaricare il SSN e i pronto soccorso. Questo obiettivo, tuttavia, richiede una copertura vaccinale molto ampia anche nelle fasce non a rischio che, di fatto, includono la maggior parte dei lavoratori ai quali è affidata la ripresa economica del Paese".
Sempre secondo Gimbe, in 12 Regioni (Puglia, Lazio, Sicilia, Toscana, Campania, Calabria, Sardegna, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Marche) c’è un quantitativo adeguato di dosi per raggiungere la copertura del 75% degli over 65, ma la disponibilità di dosi residue per il resto della popolazione è molto variabile. Mentre 7 Regioni e 2 Province autonome rischiano di non raggiungere neppure il 75% della popolazione target da vaccinare. È il caso di Lombardia, l’Umbria e l’Abruzzo. Il problema, poi, sono le farmacie.
"L’esigua disponibilità di vaccino antinfluenzale nelle farmacie – spiega Cartabellotta – è riconducibile a vari fattori. Innanzitutto, il ministero della Salute e la maggior parte delle Regioni non hanno previsto con largo anticipo la necessità di aumentare le scorte per la popolazione non a rischio. In secondo luogo, le farmacie non sono riuscite ad approvvigionarsi per mancata disponibilità del vaccino sul mercato".