Giovedì 21 Novembre 2024
ALESSANDRO MALPELO
Cronaca

Influenza, il ritorno dei contagi: più forte e pericolosa con il Covid. Crolla il numero dei vaccinati

Febbre, tosse e dolori muscolari sono i sintomi principali: ipotizzati almeno 20 milioni di casi in Italia. Con l’autunno attesa una recrudescenza di Coronavirus. Profilassi unica protezione per gli anziani

Roma, 19 settembre 2024 – Proprio quando sembrava archiviato il capitolo Covid, in agosto, i medici hanno registrato un ritorno di fiamma dei Coronavirus. Mai liberi del tutto. Presto dovremo fare i conti con l’epidemia influenzale, che al solito imperversa nei mesi freddi. I segnali provenienti dall’emisfero australe, dove l’inverno è appena terminato, mostrano un incremento significativo dei contagi rispetto all’anno precedente. Accadrà così anche in Italia? Abbiamo interpellato su questi temi Marco Falcone, professore ordinario all’Università di Pisa, consigliere nazionale della Società italiana malattie infettive (Simit) e Alessandro Rossi, presidente Simg, sodalizio scientifico dei medici di famiglia.

Mal di gola, tosse e febbre sono i sintomi attesi in autunno sia per il Covid sia per l’influenza
Mal di gola, tosse e febbre sono i sintomi attesi in autunno sia per il Covid sia per l’influenza

Quanti casi sono attesi?

L’anno scorso in Italia si sono registrati circa 15 milioni di contagi da virus influenzali e parainfluenzali. Quest’anno, il numero potrebbe essere ancora più elevato, con una stima di circa 20 milioni di casi complessivi di sindrome di tipo influenzale, Covid incluso, cui si aggiunge il virus respiratorio sinciziale (RSV).

Ci saranno conseguenze?

Si prevede che l’influenza di quest’anno sarà più virulenta. Questo è dovuto a diversi fattori: la presenza simultanea di influenza, Covid e RSV e la copertura vaccinale relativamente bassa. Viene meno l’immunità di gregge.

Chi deve vaccinarsi e perché?

Le vaccinazioni sono raccomandate per anziani, persone con patologie croniche come diabete, cardiopatie, neoplasie, deficit delle difese immunitarie e affezioni respiratorie, oltre a operatori sanitari e personale a contatto con il pubblico. Anche le donne in gravidanza sono una categoria da tutelare, il vaccino in questi casi serve per proteggere sia la madre, sia il bambino, quantomeno dal rischio d’insorgenza d’infezioni di tipo più grave.

Le vaccinazioni sono in calo?

Sì, le campagne vaccinali per l’influenza e il Covid non hanno raggiunto i livelli sperati, con un calo particolarmente marcato tra le persone fragili. Questo è preoccupante, dato che la vaccinazione è l’unica arma efficace per prevenire complicanze gravi e decessi.

Cosa dobbiamo aspettarci dal Covid?

Si prevede una recrudescenza dei casi con l’arrivo dell’autunno. La combinazione di Covid, influenza e virus respiratorio sinciziale potrebbe portare a una stagione particolarmente impegnativa. Le vaccinazioni partiranno in ottobre e sono la migliore difesa. Secondo una proiezione Assosalute su vecchie e nuove influenze, il Covid-19 potrebbe intrecciarsi con la diffusione dei virus stagionali.

Quali vaccini ci sono?

Esistono profilassi standard, che contengono tre o quattro ceppi (trivalenti e tetravalenti), mentre i vaccini con adiuvanti e i vaccini a elevato dosaggio offrono una protezione particolarmente indicata nei soggetti maggiormente vulnerabili. Per quanto riguarda la profilassi anti-Covid, si considerano i vaccini a mRNA e i vaccini a subunità proteica, aggiornati alle varianti Omicron2. Secondo le linee guida attuali, è possibile somministrare i vaccini antinfluenzali e anti-Covid nello stesso momento, utilizzando siti di iniezione differenti.

Quali sono i sintomi e le complicazioni?

Sia l’influenza, sia il Covid-19 presentano sintomi che possono variare in intensità: febbre, tosse, mal di gola, dolori muscolari e articolari, cefalea. Le complicanze (polmonite, bronchite, encefalite, otite e sinusite) possono essere fatali nei soggetti fragili, come gli anziani e le persone immunodepresse. In genere, i sintomi dell’influenza e del Covid possono durare da tre a cinque giorni. In certi casi, la sindrome può durare più a lungo e la stanchezza persistere anche dopo la guarigione.